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Seicento interventi all’anno e nuove tecnologie: le eccellenze della Chirurgia Maxillo-facciale

Circa 600 interventi eseguiti ogni anno – un terzo dei quali per fratture delle ossa facciali – cui si aggiungono prestazioni che riguardano ogni fase della clinica, dalla diagnosi con tecniche di imaging sino al follow-up dei pazienti precedentemente ricoverati.

Sono alcuni dati che raccontano l’attività della struttura complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’ospedale Maggiore della Carità di Novara che dal 2000 (quando ha iniziato l’attività con un servizio di consulenza) ad oggi è divenuta uno dei reparti di riferimento per l’intero quadrante del Piemonte Orientale, capace di attrarre pazienti anche dalla vicina Lombardia, ma anche da altre regioni d’Italia, con l’attivazione di collaborazioni con medici delle regioni centro-meridionali.

«La nostra è una specialità medico chirurgica che si focalizza sulle problematiche della struttura e della funzione dei mascellari e dei sui problemi funzionali, dei denti, della bocca e della faccia», spiega Matteo Brucoli, direttore del reparto che conta su uno staff di sei specialisti (Giuseppe Poglio, Fabrizio Grivetto, Amedeo Tavolaccini, Nicola Baragiotta, Andrea Pezzana e Jaqueline Sotong) e cinque medici in formazione specialistica (Stefano Franchi, Camilla Dosio, Annathea Accornero, Anna Mazzer e Francesca Neirotti). «In particolare – prosegue il primario – gli ambiti di cui ci occupiamo sono traumatologia cranio Maxillo-Facciale, le malformazioni dento-scheletriche, le malocclusioni, la patologia orale e delle articolazioni temporo-mandibolare, l’oncologia del cavo orale e delle ossa facciali e la chirurgia ricostruttiva».

Uno dei punti di forza del reparto è multidisciplinarietà.

«C’è una forte collaborazione e condivisione con l’otorinolaringoiatria, la chirurgia plastica, la neurochirurgia, l’ortopedia, ma anche la radioterapia, l’oncologia e l’odontostomatologia».

Un impegno, quello dell’équipe medica di Chirurgia Maxillo-Facciale, sostenuto anche dall’impiego di nuove tecnologie. Una di queste è una tecnica per la costruzione di modelli tridimensionali solidi grazie all’impiego di una stampante 3D, che permette di pianificare al meglio gli interventi e di ridurre i tempi operatori, migliorando così la qualità delle prestazioni.

«Tale metodica – spiega ancora Brucoli – viene prevalentemente utilizzata per la pianificazione degli interventi ricostruttivi oncologici microchirurgici e i traumi orbitari.

L’ospedale ci supporta nonostante le difficoltà del momento mettendoci a disposizione tutto per fare in modo di portare avanti l’attività».

Marco Cito: