La regola del pranzo di Natale? Terra, Territorio e Tradizione. Le tre “T” le mette in fila Edoargo Raspelli, gastronomo e giornalista tra i più noti in Italia che anche per questo periodo particolare dell’anno non rinuncia ai pilastri della sua filosofia nel campo dei prodotti da chiedere al ristorante o portare in tavola. In realtà per Natale Raspelli, ormai ossolano d’adozione (risiede con costanza praticamente tutto l’anno a Crodo), non è particolarmente propenso alle tavolate fuori casa «Andare al ristorante mi piace moltissimo – ci dice – ma per me il Natale, dal punto di vista del cibo, è sempre stato un pranzo in famiglia fin da quando andavo da mia suocera per la cena di magro della vigilia (a base di Agliata, tagliatelle con noci e aglio, e pesce bollito) e poi si continuava il giorno dopo con il vero e proprio pranzo di Natale. Così se devo pensare a quel giorno dal punto di vista della cucina, continuo a pensarla così».
Il Raspelli “ossolano”, rispettando appunto le tre “T”, che cosa scriverebbe sul menù del giorno 25? «Come antipasto sicuramente una serie di salumi del territorio. Ce ne sono moltissimi ma se devo indicarne qualcuno penso alla Bresaola della Val d’Ossola o al dindolo, un ottimo insaccato fatto con il tacchino. Poi ci sono i prosciutti e i tanti salami della zona; il tutto arricchito da riccioli di burro d’alpeggio. Come primo punterei su dei tortelli con un ragù di selvaggina o, se non piace, di carne. Qualcuno dice che gli gnocchi con le castagne sono un prodotto locale molto caratteristico; non ne sono particolamente convinto ma poi alla fine a me la patata mescolate con le castagne non mi piacciono. Di secondo sarei un po’ in imbarazzo; da una parte adoro il pesce bollito quindi mi preparerei una bella trota di fiume.
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