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Caro vita: una famiglia media spende 300 euro in più al mese

Le famiglie devono far fronte ad un rincaro annuale dei costi della vita di 3546,20 euro con un’inflazione del +11,9 per cento.

Una situazione davvero difficile che mette in crisi soprattutto i meno abbienti e più fragili che già a fatica riescono a far quadrare i conti e si ritrovano con un aumento mensile di 300 euro.

Sono questi i dati di Federconsumatori che ha stabilito quanto una famiglia media dovrà spendere in più rispetto all’anno precedente.

Un problema sempre più crescente ancor più in considerazione che a fronte di continui aumenti per le bollette di gas ed energia, del carrello della spesa e praticamente di ogni bene di prima necessità, a non aumentare sono gli stipendi che in molti casi non permettono di arrivare alla fine del mese nonostante i tagli che le famiglie si trovano costretta a fare. Tra l’altro è risultato come lo stipendio salariqo lordo medio dei lavoratori italiani a tempo pieno, è inferiore al periodo pre-pandemia e risulta tra i più bassi degli stati europei (-27% rispetto alla Francia, -34 per cento rispetto alla Germania). Tra gli aumenti maggiori quello proprio del carrello della spesa con un +12,7 per cento, il dato più elevato dal 1983. Tutto questo senza sapere quando si fermerà l’aumento dei beni energetici che sono passati da un +44,5 di settembre a +73,2 di ottobre. Per provare a rimanere in piedi, come detto, si provano a ridurre i consumi con il conseguente problema che ad andare in crisi sono poi i commercianti. A calare di consumo sono soprattutto carne e pesce del 16,8% con l’acquisto anche di qualità meno costose e pregiate. La carne, rispetto al 2021 è aumentata di circa l’8 per cento, in particolare petto di pollo e bocconcini di pollo così come spezzatino di bovino e arrosto di vitello. In calo anche il consumo di frutta e verdura (-12,9%) così come una delle strategie più utilizzate è quello di andare a comprare i prodotti in offerta che possono essere talvolta quelli vicino alla scadenza. A farsi sentire il caro latte con il prezzo salito tra i banconi del supermercato del 6,59 per cento così come in generale i prodotti lattiero caseari che segnano un aumento del +7,9 per cento con in particolare i rincari “record” di robiola (+16,78%) e parmigiano reggiano (+15,28%). Se da un lato però si può provare a ridurre la quantità (ma ovviamente fino ad un certo punto) e qualità del cibo, diventa difficile ridurre l’utilizzo di energia e gas. «Il Governo dovrà ora passare dalle parole ai fatti adottando tutte le misure possibili – spiegano da Federconsumatori – La situazione è grave. Le famiglie devono essere sostenute. Serve una profonda revisione e riforma delle aliquote Iva, attuando un contenimento su tutti beni primari».

Marco Cito: