Quali le strade da percorrere per proseguire l’opera di ascolto della comunità, avviato l’anno passato in diocesi dal Sinodo della Chiesa Universale e italiana? E come allargare questa attenzione anche al di fuori dei “confini” ecclesiali? Sono state queste le domande al centro del Consiglio pastorale diocesano riunito lo scorso sabato a Briga Novarese. Ospiti della giornata il presidente della Fondazione Comunità del Novarese, Davide Maggi, e il direttore del Consorzio Intercomunale Servizi Socio-assistenziali del Cusio, Angelo Barbaglia, intervenuti dopo l’introduzione del vescovo Brambilla, che ha proposto una meditazione sull’icona biblica al centro di questa fase sinodale: i cantieri di Betania, con protagoniste Marta e Maria. E proprio a queste due figure si è riferito Maggi, nel descrivere lo stile del lavoro della Fondazione, da sempre improntato ad un ascolto dei bisogni e a una ricerca di sinergie con i soggetti presenti sul territorio. «È essenziale fare come Maria: mettersi in ascolto. Se non si conoscono le sensazioni della comunità, non è possibile dare risposte. Dall’ascolto si impara e si riescono a mettere in relazione realtà che magari, pur essendo prossime territorialmente, non lo sono a livello relazionale». Poi il secondo passo: quello di Marta, che trova soluzioni pratiche. «Dai nostri incontri con le realtà del territorio è emerso che i progetti che vengono meglio sono sempre quelli co-progettati. Certo, si fa molta fatica a lavorare insieme. Ma le cose funzionano veramente quando vengono fatte insieme. Perché comunità vive di relazioni, non di individualismi».
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