Siamo alla resa dei conti. Per resa s’intende quella produttiva del riso, con la raccolta ancora in corso. Primi bilanci impietosi, più gravi delle aspettative. Gli effetti causati dalla siccità sono evidenti in campo e già nei magazzini: quantitavi inferiori rispetto alle annate precedenti, disequilibrio della domanda-offerta. I mercati interni ed europei sono affamati di cereale, perché i consumi sono in crescita, ma la produzione non riesce a soddisfare le richieste. Qualche numero per comprendere la dimensione del fenomeno: la risaia italiana si è ristretta per i costi di produzione (l’energia ha frenato gli investimenti e la superficie) e anche per la difficoltà a irrigare i campi. Conseguenza diretta: gli ettari sono passati da 227 mila del 2021 agli attuali 2018, con una marcata flessione proprio nel Novarese (10% in meno). Poi ci si è messa anche la siccità: gli ettari totalmente danneggiati in Lombardia sono circa 23 mila; in Piemonte altri tremila (praticamentde tutti concentrati nel Novarese, in particolare a Cerano, Vespolate, Tornaco, Borgolavezzaro, Trecate, Bellinzago, Romentino, Barengo). Un taglio drastico che si traduce in una minore disponibilità. E a questi danni verificati attraverso immagini satellitari occorre aggiungere quelli parziali, che i risicoltori monitorano a mano a mano che trebbiano in campo e portano nei magazzini. Insomma: le pannocchie sono meno cariche, i chicchi più poveri. Non accadeva da anni.
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