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A Cameri salta il palio: la rabbia e la delusione dei fantini

Un anno di fatica, tanto impegno, sacrificio e dedizione a non finire sommati a qualche migliaio di euro buttati al vento.

Il Palio di Cameri è saltato per la terza edizione di fila. Nei rioni il rammarico è tanto quanto la rabbia.

In fondo al cuore dei fantini, i veri protagonisti di qualche minuto di corsa che per dirla col gergo calcistico valgono un’intera stagione, sono tristezza e delusione. Marco Bovio, tra l’altro ex consigliere comunale e capogruppo di maggioranza nella precedente amministrazione, lo corre praticamente da sempre.

«Per la precisione da 30 anni – conferma – ho sempre vestito i colori della Pantera, rione dove risiedo da quando sono nato. Come tutti gli altri fantini mi sono preparato per lunghi mesi. Stavolta pensavamo davvero di poterlo correre. Invece, è andata com’è andata». Cioè male. «Queste decisioni fanno davvero arrabbiare. Da una parte per le tempistiche che non lasciano spazio ad alcuna alternativa, poi per le emozioni di una gara che vengono spazzate via in un attimo per non dimenticare l’aspetto meramente economico per l’affitto degli asini. I nostri sono arrivati da Lucca».

Rimane l’attesa per il prossimo? «Lo spero tanto ma ho forti dubbi possa mantenere l’identità che lo contraddistingue. Io vivo il Palio tutto l’anno. Dopo il lavoro come metalmeccanico è uno dei pensieri fissi di ogni giorno». Al Palio c’è spazio anche per le ‘quote rosa’.

«Anche per me – dice Valentina De Grandis – il Palio rappresenta moltissimo. Lavoro nella mia azienda agricola, sono in contatto giornalmente con la natura e gli animali. Ho un asino che si chiama Gaetano. Qualche corsetta la farò con lui, anche se al Palio di quest’anno, lo avrei corso in groppa a Fuego».

Cosa spinge una ragazza a gareggiare in una corsa come questa? «La passione e l’amore che ho da sempre per i cavalli poi trasferita pure agli asini. Il Palio l’ho vissuto per anni da spettatrice. Nel 2016 mi sono convinta che avrei dovuto provare anch’io. Così ho partecipato all’edizione del 2017 e vinto quella del 2018».

Da lì in poi il nulla. «Quest’anno è stato un peccato – conclude Valentina – poteva essere un forte segnale, dopo due anni di stop Covid, per ricominciare. Nessuno può capire la nostra delusione per un anno di lavoro buttato».

Flavio Bosetti: