di Elena Ugazio*
Quella che stiamo vivendo è una fase storica particolare: veniamo da due anni e mezzo di pandemia a cui si aggiungono sei mesi dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina che ha portato con sé tensioni sul piano internazionale e un aggravarsi delle condizioni economiche del nostro Paese. In questa stessa fase ci accingiamo a vivere le elezioni politiche, appuntamento fondamentale per delineare quale modello di Paese vogliamo. Alla politica chiediamo che in campagna elettorale si misuri sui problemi concreti e non si riduca a parlare alla pancia della gente con facili slogan o promesse non realizzabili perché non possiamo permettercelo.
Ma se chiediamo questo alla politica anche noi cittadini siamo chiamati a fare la nostra parte responsabilmente. Ce lo ricorda bene Papa Francesco: «La democrazia richiede partecipazione e coinvolgimento di tutti e dunque domanda fatica e pazienza». Ed il modo per partecipare per noi cittadini parte dal voto. I dati dell’astensionismo, che sono cresciuti a dismisura nelle ultime tornate elettorali, non possono lasciarci indifferenti, perché se da una parte possono rappresentare una protesta dall’altro rappresentano una mancanza di volontà di esercitare il proprio ruolo di cittadini. Troppo facile scegliere la scorciatoia di criticare senza mai assumersi responsabilità in prima persona, invece va riscoperto il valore della partecipazione alla costruzione della “res pubblica” come bene comune. Allora dobbiamo riaffermare con forza la centralità del voto non solo come diritto, ma anche come dovere, come ben esplicitato dall’art 48 della nostra Costituzione. Dovere che va esercitato sempre anche nel prossimo appuntamento elettorale. Quello di Papa Francesco è un monito importante per tutti ed anche per il sindacato che vuole in questa fase storica, come sempre accaduto nella vita di questo Paese, giocare appieno il suo ruolo. Lo abbiamo fatto nei mesi più duri della pandemia per permettere a questo Paese di non fermarsi con i protocolli sicurezza e lo facciamo oggi, come CISL, con una nostra “agenda” nella quale sono contenute le nostre priorità, che si possano sintetizzare in tre principi guida: solidarietà, equità, sostenibilità. Solidarietà non intesa come qualche atto sporadico di generosità, bensì come una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, capace di fare il passaggio dall’io al noi. Solidarietà che si declina in accoglienza del diverso, dello straniero, del povero, è per noi cristiani un imperativo categorico perché è in quelle persone che si ritrova la Persona. Equità in tema fiscale dove la progressività, sancita dalla Costituzione, che ha permesso a tutti di accedere ad un sistema di protezione sociale e sanitario, deve rimanere il criterio altrimenti un sistema diverso metterebbe in forte discussione anni di conquiste su questi temi. Equità nell’accesso al lavoro per giovani e donne ed alla pensione con una particolare attenzione a chi svolge lavori gravosi e usuranti. Infine la sostenibilità che per noi è innanzitutto sociale ed a questa si lega quella ambientale ed anche di legalità. Per fare tutto questo lo strumento è quello del dialogo sociale: unica strada per fare avanzare riforme ed investimenti; ed il perimetro d’azione è l’Europa. Sono molteplici le sfide e le sapremo vincere solo insieme partecipando ad una politica con la P maiuscola che come ci ricorda il Papa «è incontro, riflessione ed azione».