Ridestarsi davanti alle guerre. Riflessioni in vista del voto

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«Non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Chi parla è papa Francesco, in piazza San Pietro, deserta, la sera del 27 marzo 2020. Eppure… sembra tutto dimenticato.
Si diceva che saremmo diventati migliori, che avremmo riscoperto le priorità della vita. Eppure rischiamo di diventare tutti più facilmente irascibili nelle relazioni.
Dopo gli anni pesanti del Covid, ecco la guerra in Ucraina… Sono già passati oltre sei mesi e rischiamo di dimenticare o di farci l’abitudine, con la voglia di tornare alla ‘normalità’ di prima. Dimenticando che era proprio la ‘normalità’ il problema, come bene ci ha ricordato papa Francesco. Ma non ci siamo fermati!

La Pace non è una priorità nell’informazione. La Pace non è una priorità nella politica. Tra poche settimane si vota. Ed è giusto e doveroso andare a votare. Ma nella campagna elettorale, il tema della guerra, delle armi, delle bombe nucleari, delle spese militari e più in generale della Pace non è assolutamente presente. Penso all’Ucraina ma anche alle altre guerre combattute in modo folle e cruento anche in questi giorni. Penso all’Afghanistan: poco più di un anno fa l’Occidente ha abbandonato quel popolo al suo destino (.. le donne in particolare!). Dopo aver bombardato e ucciso. Dopo una presenza di 20 anni. Anche dell’Italia.
Non dimentichiamo che il nostro Paese ha speso per la guerra in Afghanistan 2 milioni di euro al giorno. E ora? Tutto dimenticato. Chi teorizzava quella guerra – come quella in Iraq e in altre parti del mondo – insiste nel rivendicare che l’unica risposta all’invasione militare Russa in Ucraina è ancora la guerra!
Papa Francesco resta una voce forte, chiara ma isolata o censurata, come ha detto anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.
La politica è affacendata in altri calcoli interessati. Le vittime della guerra non importano, se non per qualche apparente e raro, accenno un po’ pietistico.
I giochi di potere valgono di più.
Se ne discute come si trattasse un campionato di calcio, dove tutti si sentono allenatori.
“Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono impegnati a investire il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!”. Lo ha detto Papa Francesco lo scorso 24 marzo, durante l’udienza al Centro Femminile Italiano. Chi ha ripreso questa sua denuncia? A sei mesi dall’inizio dell’invasione militare dell’Ucraina, il Papa ha commentato: “Coloro che guadagnano con la guerra, con il commercio delle armi sono dei delinquenti perché ammazzano l’umanità”.
Chi ha ripreso queste durissime parole?
Dalla politica un silenzio di tomba! No, la pace e la guerra non sono una priorità della politica. Proprio in questi giorni c’è una carovana della Pace, promossa da STOPTHEWARNOW, arrivata a Odessa e Mykolaïv. Con loro anche il vescovo presidente di Pax Christi Giovanni Ricchiuti, per essere vicini alle vittime e per dire che non sono le armi che porteranno la pace, neanche quelle inviate dall’Italia. Guerra più guerra non fa pace!
Commenti dalla politica? Non pervenuti.
E dire che per Paolo VI “La politica è la forma più alta della carità”.