«La parola è delicata e tutti i problemi del mondo derivano dalla sua corruzione, dal suo non buon uso. La parola è, infatti, la chiave del mistero della vita». È proprio lei «che consente di entrare in ogni dimensione della nostra vita. Chi la manomette arriva a rompere importanti equilibri». Così il vescovo, mons. Franco Giulio Brambilla, nel suo intervento all’evento “Genitori in blue jeans”, promosso da Fondazione Carolina e TikTok e ospitato all’Arengo del Broletto a Novara. L’iniziativa, patrocinata da Comune e Diocesi, costituisce un tour di nove tappe in tutta Italia per condividere con tutti gli adulti con responsabilità educative una nuova cultura per il benessere digitale, a partire dalle nuove generazioni. Una riflessione, quella del vescovo, sul valore delle parole. «Nel 2013, quando ho letto la notizia di Carolina – ha riferito – ero vescovo qui da un anno. Dopo qualche tempo ho conosciuto il papà della giovane, Paolo Picchio. Mi venne a trovare con la senatrice Elena Ferrara, mi raccontarono della legge sul cyberbullismo da lei promossa e fortemente voluta e del rischio che venisse modificata e non passasse come era stata pensata. Ci fu una forte sensibilizzazione e passò. È importante, in questo ambito, il triangolo educativo – ha proseguito Brambilla – composto da scuola, famiglia e aggregazioni sociali, cui appartiene anche la Chiesa. Assieme dobbiamo accompagnare i ragazzi nell’uso di questi strumenti, nella direzione di un utilizzo responsabile. Dobbiamo aiutarli ad attuare pratiche liberanti e non che creino dipendenze. Un tempo avremmo detto di ‘coscientizzare’. Ma occorre anche stare loro vicini, rassicurarli. Dobbiamo indicargli la buona pratica responsabile». Proprio la Diocesi di Novara, in questo importante e delicato settore, ha formato 280 insegnanti di religione.
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