La Polizia di Stato di Novara negli scorsi giorni ha dato esecuzione all’ordinanza della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un soggetto al centro di un collaudato sistema volto a produrre falsa documentazione per regolarizzare la posizione di numerosi stranieri soggiornanti irregolarmente in Italia beneficiando della norma sull’emersione da lavoro irregolare in applicazione del comma 1 dell’articolo 103 D.L. 34/2020. Un comma per il quale, a partire dal 1 giugno 2020 e fino al 15 agosto 2020, i datori di lavoro potevano presentare istanza per assumere cittadini stranieri presenti nel territorio nazionale o per dichiarare la sussistenza di un preesistente rapporto di lavoro irregolare.
I reati ipotizzati sono quelli che puniscono le ipotesi di falsità materiale (contraffazione o alterazione) del visto di ingresso o reingresso, del permesso di soggiorno, del contratto di soggiorno o carta di soggiorno ovvero la falsità materiale di documenti al fine di determinare il rilascio del visto di ingresso, reingresso, permesso di soggiorno, carta di soggiorno contratto di soggiorno, oppure l’utilizzo di tali documenti contraffatti o alterati. Ma anche l’articolo che punisce chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio ovvero cede, anche in locazione, un immobile ad uno straniero che sia privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione.
In tale contesto, la Polizia giudiziaria ha svolto una complessa e articolata attività d’indagine in materia di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che ha tratto origine da alcune segnalazioni pervenute da personale dello Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura di Novara, che aveva già fornito alla squadra Mobile della Questura di Novara notizie inerenti la verosimile commissione di reati di falso nell’ambito di pratiche di sanatoria da lavoro irregolare, nello specifico di contratti di lavoro per collaboratori domestici, attuate al fine di trarre in inganno la P./v. e ottenere il rilascio del titolo di soggiorno.
Le domande di emersione venivano inviate telematicamente all’apposito portale del Ministero dell’Interno, che successivamente le smistava alle Prefetture competenti per territorio, in relazione al luogo di assunzione. Tutte le istanze erano soggette a controlli sulla loro regolarità da parte dell’apposito sportello delle Prefetture, che poneva in essere tale attività in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro (in merito alla capacità reddituale dei datori di lavoro) e con l’Ufficio Immigrazione (che comunicava eventuali pregiudizi penali e/o di polizia ostativi del datore di lavoro e del lavoratore).
A seguito delle succitate segnalazioni e della conseguente attività d’indagine, è stata ravvisata la falsità di numerose istanze smistate, oltre che alla Prefettura di Novara, anche a quelle di Milano, Pavia, Varese, Torino e Monza.
In particolare, secondo quanto prospettato dall’accusa, la persona arrestata, unitamente ad altri indagati, avvalendosi della collaborazione di altri stranieri, che avrebbero assunto il ruolo di procacciatori di nuovi clienti o più semplicemente di intermediari, avrebbe indotto gli stranieri al pagamento di una somma di denaro, che variava dai tremila ai seimila euro, in cambio di tutta la documentazione necessaria per l’assunzione in qualità dì collaboratori domestici.
Il principale indiziato avrebbe di fatto assunto il ruolo di “regista” in quanto profondo conoscitore della materia, avvalendosi inoltre dell‘apporto di un cittadino egiziano referente di un nutrito gruppo di stranieri desiderosi di regolarizzare la loro posizione irregolare e di una giovane donna impiegata in un C.A.F. milanese che avrebbe approfittato della propria esperienza e posizione pe inoltrare le pratiche telematicamente. Il Caf era totalmente all’oscuro di quanto messo in atto dalla donna.
Nel corso dell’attività investigativa è stata preziosa la collaborazione degli stranieri coinvolti nella vicenda, che hanno fornito numerosi elementi utili al fine di confermare la fondatezza delle accuse, ivi compresi video relativi alla presunta consegna di somme di denaro.
La Polizia giudiziaria ha deferito alla competente undici persone, di diversa nazionalità. L’attenzione della Questura e della Prefettura è sempre molto alta nell’analizzare le domande presentate e nel sensibilizzare i cittadini stranieri affinché evitino di affidarsi a soggetti che falsamente promettono assunzioni.