di Roberto Cicala
«Sono nato per viaggiare sugli argini delle risaie, per odorare il profumo del fieno maggengo, dove i miei occhi si chiudono con la visione di migliaia di lucciole» confessa un personaggio-camminante del veterinario scrittore Dante Graziosi. Sulla sua Topolino amaranto, che è stato il primo titolo di Interlinea del 1992, è iniziato il viaggio della casa editrice.
Molti chiedono come fa ad affermarsi e resistere in ambito nazionale un progetto culturale che nasce dal territorio facendo impresa, con una situazione ben diversa dalle realtà che possono vivere di contributi pubblici. Il segreto sta nel credere alle ragioni e ai valori del viaggio più che alla destinazione d’arrivo. Interlinea, nata mentre lavoravo ancora nella redazione della Stampa Diocesana, festeggia questa domenica al Salone del libro i primi 30 anni raggiunti saltando tra gli argini delle pagine di duemila libri già stampati, illuminati da parole sempre nuove ma fedeli.
Quello dei libri è un viaggio che «fa conoscere realtà e incontrare persone che altrimenti non si sarebbero mai conosciute né incontrate» ha scritto Sebastiano Vassalli, che ha offerto una dozzina di opere all’editrice, avviata proprio da quella convinzione, con un’amicizia e un sogno coltivati sui banchi del liceo San Gaudenzio e poi all’Università Cattolica, io a Lettere e Carlo Robiglio a Giurisprudenza, finché una sera al bar Jamaica, alla periferia di Novara, dietro il seminario, davanti a una birra abbiamo deciso di provare a pubblicare libri che non venivano più ristampati ma che meritavano nuovi lettori. Il mondo dell’editoria non è facile, dà molte soddisfazioni morali ma scarse sul versante economico, eppure ci siamo abituati a non fare passi più lunghi della gamba, credendo nelle scelte di qualità per un catalogo apprezzato sia per i contenuti (tra gli autori premi Nobel senza dimenticare i grandi novaresi, da Borgna a Rebora) sia per i materiali (con carta ecologica ricavata dalle alghe per la collana delle “Rane” per ragazzi). Lo stesso nome indica passione per l’artigianato intellettuale dei libri, stampati da Italgrafica: infatti l’«interlinea» è lo spazio bianco tra le righe, invisibile ma senza il quale le righe andrebbero una sull’altra creando confusione.
Così abbiamo cercato quello spazio tra le righe della grande editoria che spesso dimentica i valori e le testimonianze minori. In un testo di Scalfaro, Credere nei valori, l’ex presidente della Repubblica scrive di una volta che temeva «di aver perso il viaggio e invece no. Ci sono sempre nuove occasioni». Lo crediamo: dopotutto «in vita non hai avuto che partenze; non ti è mai piaciuto arrivare» ammette un personaggio del romanzo di Laura Pariani La foto di Orta. Ascoltare le voci dei nostri autori è una compagnia che aiuta a vivere e a capirci: E anche se il libro del futuro sarà solo e-book (ma non credo) occorre impegnarsi in un nuovo umanesimo digitale i cui i libri, cartacei o virtuali, sono come i «sassi nello stagno» di Rodari, altro autore che abbiamo pubblicato. Quei sassi suscitano «onde concentriche, coinvolgendo la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore, che stavano per conto proprio e sono come obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro». È il segreto delle parole che l’editoria, anche quella di Interlinea, consegna al mondo; ce ne sono già tante ma abbiamo sempre più bisogno di quelle giuste: «abbiamo parole per fingere, / parole per ferire… / Andiamo a cercare insieme le parole per amare».
* editore di Interlinea