Ahmadreza Djalali, per anni ricercatore al Crimedim di Novara, è detenuto in carcere con l’accusa di spionaggio dal 25 aprile del 2016.
È di pochi giorni fa la notizia, purtroppo confermata, che è stata fissata la data della sentenza di esecuzione per il 21 maggio. Il 24 novembre 2020 Ahmadreza Djalali ha chiamato per l’ultima volta sua moglie Vida per dirle “addio”, visto che gli era stata comunicata di lì a poco l’esecuzione. Grazie ai sit-in e alla fiaccolata promossi da Amnesty International, Comune di Novara e Università del Piemonte Orientale, grazie anche alla mobilitazione che il nostro Paese ha attivato in quei giorni, l’esecuzione è stata rinviata quel giorno e altre due volte. L’ultima sospensione è arrivata il 16 dicembre 2021 e in quel momento la speranza era che le trattative diplomatiche per la sua liberazione potessero portare a risultati positivi; ma di Ahmad da allora non si è saputo praticamente più nulla se non che aveva perso 24 chili e aveva urgente bisogno di cure mediche.
Poi ancora silenzio, fino a quando è giunta la drammatica notizia che Ahmad sarà giustiziato il 21 maggio. Per questo martedì 10 maggio viene promosso un nuovo sit-in davanti al Municipio dalle 17,30 per tentare in ogni modo di bloccare e cancellare per sempre la sentenza di esecuzione.
Un sit-in cui aderisce la Camera Penale di Novara, che invita i propri iscritti a partecipare. “In questo triste momento storico lottiamo insieme per i diritti civili e per la vita, contro la barbarie e la violenza”, rileva la locale Camera Penale.