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Il primo maggio con gli occhi dei frontalieri

Stando a quanto riporta il dizionario storico della Svizzera, il primo maggio, inteso come giornata internazionale di lotta e di festa del movimento operaio socialista, nella vicina Confederazione ebbe luogo per la prima volta nel 1890. Tuttavia, oggi, alcuni cantoni non hanno nel calendario delle festività il primo maggio. Lo sanno bene i nostri frontalieri. Però, più che la mancata celebrazione di una ricorrenza, premono altre istanze, come spiega Antonio Locatelli, responsabile provinciale Frontalieri VCO. «Devo dire – dichiara – che il primo maggio non è molto sentito tra i lavoratori frontalieri, forse per il fatto che si lavora in un Paese straniero dove non è festeggiato in modo uniforme tra i cantoni. Dove è festeggiato, è una manifestazione incentrata sui problemi dei lavoratori indigeni e solo di riflesso degli stranieri». Al netto del fatto che anche i lavoratori di casa nostra avrebbero questioni da rivendicare e richiesta da vedere prese in considerazione. A cominciare dai trasporti. «La statale della Vigezzo che porta al confine di Ribellasca- esemplifica Locatelli – resta una spada di Damocle. A oggi, nonostante tutte le pressioni da parte di tutti i soggetti interessati, si è ottenuto solo qualche rattoppo sull’asfalto della strada e alcuni interventi urgenti per mettere in sicurezza alcuni punti pericolosi. Nota positiva: l’approvazione del progetto definitivo di 110 mila euro con i primi appalti a giugno 2023. Anche la ferrovia vigezzina funziona a singhiozzo per i frontalieri. Con la pandemia erano state eliminate diverse corse di treni che scendevano in Svizzera e non sono ancora stati ripristinati. Certo – conviene – l’affluenza era minima ma garantiva, soprattutto alle donne che svolgono lavori con orari particolari, di raggiungere il posto di lavoro. Con il tavolo tecnico frontalieri, vedremo di proporre il problema alla nuova direzione della ferrovia vigezzina, sempre comunque disponibile e attenta nei momenti di interruzione della 337 nel mettere a disposizione il suo servizio». Anche il fisco sta creando problemi (e preoccupazioni) ai alvoratori frontalieri.

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