[bsa_pro_ad_space id=2]

Col volto sorridente, un po’ di trepidazione e tanto desiderio di ricominciare. Così si sono presentati circa 90 catechisti da varie parrocchie della Diocesi al Convegno catechistico che si è tenuto domenica 24 aprile presso l’oratorio di Gozzano [Qui tutto il materiale per l’approfondimento, nella pagina dedicata al convegno su diocesinovara.it] . Fin dalla preghiera si è riflettuto sull’identità e la missione del catechista, con testi del Magistero e alcuni brani biblici.
Prima di ascoltare il Vescovo, i catechisti si sono divisi in gruppi per conoscersi e ascoltarsi reciprocamente, per condividere le fatiche e le gioie dell’educazione dei ragazzi in parrocchia. È emersa così la bellezza della territorialità della Diocesi, della varietà delle esperienze e delle provenienze, delle ricchezze dei cammini. I gruppi di lavoro hanno anche segnalato molte preoccupazioni comuni, tra cui il desiderio di formazione, il fragile rapporto con le famiglie dei ragazzi e la difficoltà di coinvolgerli nella vita comunitaria. Al cuore della giornata ci sono stati i momenti col Vescovo Franco Giulio, che aveva desiderato e chiesto di vivere questa giornata per far sentire la sua vicinanza e il suo supporto ai catechisti. E lo ha fatto, con le sue parole sapienti nel delineare i tratti del catechista, che deve soprattutto essere testimone, e con la sua presenza amichevole e paterna in dialogo con gli educatori.


La sua relazione ha ripreso e spiegato la riflessione sulla spiritualità del catechista che aveva già inviato ad inizio anno a tutti i catechisti: «Il catechista testimone è un innamorato di Gesù che lo fa diventare un amico dell’uomo, anzi capace di generare l’umano in formato grande», ha ricordato ai presenti, coinvolgendo tutti in modo dinamico nell’analisi narrativa dell’incontro dei due discepoli di Emmaus col Risorto in Lc 24. Ha invitato a riscoprire la missione del catechista come vocazione: «Fare catechismo ai ragazzi, adolescenti e giovani deve far bene anzitutto a te! Non può essere solo qualcosa che fai per gli altri, ma deve farti crescere nelle relazioni, deve far bene alla tua famiglia e alla tua professione, deve nutrire la tua anima». Nell’omelia, poi, ha sottolineato l’importanza del «polmone dell’educazione, accanto a quello della carità» nella missione evangelizzatrice della Chiesa e si è auspicato che i prossimi anni siano dedicati soprattutto alla formazione biblica dei catechisti che hanno bisogno di nutrirsi costantemente della Parola di Dio di cui la catechesi è eco e risonanza nella vita quotidiana.

di Monica Prandi
Responsabile diocesana
per la catechesi