Due anni fa a causa della pandemia, ciascuno ha vissuto la Pasqua in casa. L’anno scorso, una parziale riapertura ci ha permesso di partecipare in qualche modo alle celebrazioni.
Quest’anno, abbiamo potuto vedere anche qualche chiesa piena, come un tempo. Le giornate belle, con una temperatura piacevole, hanno portato molti a scegliere di affollare le località turistiche, alla ricerca di una normalità.
L’incontro degli adolescenti con il Papa a Roma ha ridato slancio alla pastorale giovanile. Tuttavia, il momento che stiamo attraversando resta tra i più difficili degli ultimi decenni: se possiamo vedere molte luci nella ricerca di una normalità (anche discoteche e luoghi di svago hanno riaperto) rimangono pesanti ombre per la guerra in corso che genera incertezza e paura.
Come è risuonato l’annuncio pasquale? Il Preconio ha proclamato: “Questa è la notte che salva i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi”… è avvenuto così quest’anno? Quando annunciamo che Gesù ci salva dal peccato e dalla morte sembra che non interessi a nessuno.
Eppure è proprio lui solo a mostrare come si vince il male! Il Papa ha esortato a non nascondere le proprie paure: sembra l’invito del Viandante ai discepoli di Emmaus di raccontare i motivi della loro tristezza per poter scaldare i loro cuori con la sua Parola.
Celebrare la Pasqua vuol dire vivere il Triduo Pasquale del Cristo crocifisso, sepolto e risorto: è qui che il male di ogni tempo viene assunto e redento. A noi resta di rimanere discepoli e scoprire il rivelarsi della presenza del Risorto nella sua comunità la quale, solo riconoscendosi accompagnata da Lui, può prendersi cura di chi ha bisogno e annunciare che “Gesù è il Signore”.
don Marco Barontini
L’articolo di fondo di don Marco Barontini sulle prime pagine del nostro settimanale, in edicola da venerdì 22 aprile 2022 e disponibile anche online, in tutte le edizioni:
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