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Volti e parole di madri testimoni di coraggio dall’Ossola e dal VCO

A volte la vita è appesa a un filo del telefono: oggi per migliaia di ucraini lontani dalla madrepatria, uno smartphone può rappresentare un bene dei più preziosi, l’unico collegamento con i propri cari che sopravvivono in un paese sotto attacco nemico.

Lo sa bene anche Nadiia Dutka, durante le notti in cui non riesce a prendere sonno, nella sua casa a Montecrestese, con il pensiero rivolto alla sorellina quindicenne, Alessandra, asserragliata in una cantina con il papà, quando il suono delle sirene esplode nelle fredde notti di Iwankiv, borgo di diecimila anime nei pressi di Ternopil.

Accanto alla storia di Nadiia, quella di Marya, tornata a febbraio in Ucraina per assistere la figlia partoriente, ora fuggita con l’altro figlio, la nuora e il nipotino. 

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