Vivere in tempo di pandemia, la riflessione di don Michele Valsesia

Le lacrime da piangere, quelle da accogliere e quelle da custodire: l'intervento di don Michele Valsesia, referente diocesano per la pastorale della salute.

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reagire alla pandemia
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Prosegue il nostro ciclo di approfondimenti dedicato al tempo di pandemia e all’elaborazione di strategie per affrontare paure, disagi, fatiche e ansie.

Non per chiudere gli occhi e dimenticare quanto stiamo vivendo e abbiamo vissuto, ma per comprenderlo meglio.

Questa settimana proponiamo l’intervento di don Michele Valsesia, parroco all’ospedale maggiore e referente diocesano per la pastorale della salute.

 

Vietato piangere: una cultura che accetta solo persone “felici” (e forti!) Al di là di quanto ognuno riesce ad ammettere, oggi abbiamo più possibilità dei nostri nonni, avvertiamo meno il legame con le leggi non scritte della vita e con i confini dei desideri.

Ma non possiamo dire di essere felici. Si cerca spesso il divertimento e la serenità, costi quello che costi.

Tutta la tecnica della comunicazione si serve delle immagini e delle clip di persone eternamente giovani e sorridenti, in salute, che sprizzano vitalità da tutti i pori. Istintivamente, trovare persone con addosso i segni del dolore o in lacrime, ci mette a disagio.

Non sappiamo cosa dire e siamo sfiorati dall’idea che potremmo esserci noi al loro posto. Non è un bel vedere… se proprio necessario, ci sono delle formule comuni che spesso nascondono il desiderio di cambiare pagina: mi spiace, come ti capisco, fatti coraggio, ci sentiamo…

Quando una sofferenza bussa alla porta e mette in luce quanto siamo fragili, avvertiamo una sorta di disagio: ci sentiamo persi improvvisamente, come se il navigatore satellitare dell’esistenza si guastasse improvvisamente, e proprio su una strada che non abbiamo mai percorso prima e che si annuncia complessa.

Sarebbe meglio evitare queste situazioni, quando possibile… 2020: un anno di lacrime (versate e non versate) Mi sono accorto, anche nei miei discorsi, di datare gli avvenimenti con espressioni del tipo “prima della pandemia” / “dopo la pandemia”.

Gli ultimi due anni, in effetti, hanno prodotto un cambiamento epocale, in Europa e nel mondo. Ci hanno mostrato la presenza di qualcosa di piccolo, ma che sfugge alla nostra capacità di comprensione. Il mondo non è solo ciò che noi abbiamo saputo costruire.


L’intervento integrale di don Michele Valsesia sul nostro settimanale, in edicola da venerdì 11 febbraio e disponibile online