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Le terre d’acqua di Vassalli rivivono nei quadri di Belio

Sono trascorsi quasi sette anni dalla scomparsa dello scrittore novarese, vincitore del Premio Strega con “La Chimera”, autore di una serie di opere di successo, candidato al Nobel. Belio (Elio Bozzola di Galliate), che ci ha lasciati due anni fa, era amico e collega di insegnamento dello scrittore.

Entrambi condividevano un amore sconfinato per la terra che li ospitava, ricco di nebbie e risaie. Era l’habitat di Sebastiano, che prima in una ex canonica di Pisnengo (a Casalino), poi nella successiva abitazione ricavata accanto a un’altra chiesa inserita nel complesso rurale della Marangana (Comune di Biandrate), scriveva i suoi capolavori battendo sui tasti di una Olivetti.

Nel 2019 Belio gli volle dedicare un omaggio, con una mostra di dipinti che riproponessero il mondo della risaia: era allestita nelle sale del Broletto di Novara, a cura di Emiliana Mongiat.

Ora la stessa rassegna si sposta a Casale Monferrato, la città dove Vassalli si spense nell’estate del 2015, lontano dai riflettori dai quali rifuggiva, accanto la moglie Paola.

La mostra di Belio ci riporta a quel paesaggio orizzontale richiamato dallo scrittore nelle sue storie, esaltato la prima volta nella “Chimera”. Quel “nulla” osservato dalle finestre, sullo sfondo il Monte Rosa (il “macigno bianco” come lui lo definiva), faceva parte della sua vita, lo amava profondamente, lo ispirava.

Niente e silenzio, un tutt’uno rotto soltanto dallo sfrecciare di un’avifauna tipica della risaia: nitticore, aironi, garzette. Ma anche Ibis del Nilo, che hanno macinato chilometri approdando infine nel Novarese, come fosse terra promessa.

Il paesaggio descritto da Sebastiano Vassalli è rimasto intatto, avvolge ancora la casa della Marangana, ora museo permanente.


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Gianfranco Quaglia: