Vercellese denunciato per furto venatorio e maltrattamento animale nelle Garzaie Novaresi a Briona

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La Stazione Carabinieri Forestali di Novara, coadiuvata da Guardie dell’Ente di Gestione Aree Protette Ticino e Lago Maggiore, a seguito di una complessa attività di indagine, ha segnalato alla Procura della Repubblica di Novara un cittadino italiano, residente in provincia di Vercelli, per i reati di furto venatorio e maltrattamento di animale.

I fatti sono stati accertati spiegano con una nota dalla Forestale, “nell’ambito di controlli sull’attività di gestione dell’azienda agrituristico-venatoria “S. Bernardino, all’interno della Garzaia di S. Bernardino, parte del sistema naturalistico delle Garzaie Novaresi. Si tratta di una Zona di Protezione Speciale (ZPS), area naturalistica di pregio sottoposta a protezione rafforzata dalla legislazione europea, nazionale e regionale”.

L’indagato è stato intercettato, in flagranza di reato, mentre posizionava una tagliola e si accingeva a prelevare un esemplare di gazza dalla stessa catturato.

Nel giorno antecedente era stata catturata, con analoghe modalità, una faina, piccolo mustelide, protetto dalla normativa nazionale di tutela della fauna. L’animale veniva prontamente affidato alle cure veterinarie del caso per il recupero delle gravi ferite riportate.

L’indagato è stato, pertanto, fermato e tutti gli strumenti di caccia rinvenuti in loco, una tagliola e due lacci metallici, sono stati sottoposti a sequestro. La successiva perquisizione dei locali dell’azienda ha portato a rinvenire ulteriori due tagliole e circa dieci metri di filo metallico, compatibile con quello utilizzato per la realizzazione dei lacci di cattura.

Tutto il materiale è stato sequestrato. Gli animali, prontamente recuperati, sono stati sottoposti alle cure del Rifugio Miletta e se ne auspica una piena guarigione con successivo rilascio in natura.

Le modalità della cattura, del tutto non compatibili con il lecito esercizio dell’attività venatoria, hanno condotto alla contestazione dell’ipotesi di reato del furto venatorio. La fauna selvatica, infatti, è patrimonio indisponibile dello Stato ed ogni atto di prelievo della stessa, al di fuori delle modalità e tempi regolamentate dalla normativa di riferimento, configura l’ipotesi di reato del furto aggravato.

Inoltre, l’utilizzo di strumenti che producono gravi ed inutili sofferenze agli animali, con crudeltà, ha condotto anche alla contestazione del reato di maltrattamento di animali. Si tratta di un reato introdotto nel codice penale nel 2004 e sanzionata gravemente con la pena della reclusione da 3 a 18 mesi e la multa da 5.000 € a 30.000 €.

I controlli a tutela del benessere animale e di contrasto al bracconaggio sono tra le competente “storiche” dei Carabinieri Forestale. La tutela dell’ambiente, d’altronde, non può prescindere dalla salvaguardia delle specie animali, inscindibile presupposto della tutela della biodiversità.