Primi interventi da parte dei difensori, lunedì mattina 5 luglio, nell’aula Magna dell’Università, al processo Eternit Bis. L’aula, vista la scelta della Corte d’Assise novarese di udienze a porte chiuse almeno sino alla conclusione dell’emergenza sanitaria, era semi-deserta. Presenti solo avvocati, personale del Tribunale e non più di qualche giornalista (15 al massimo quelli consentiti). Mancavano i famigliari delle vittime di amianto del territorio di Casale, che da 12 anni stanno aspettando giustizia. All’esterno, a garantire il corretto svolgimento delle operazioni, la Polizia, all’interno i Carabinieri.
In apertura di udienza il presidente della Corte, Gianfranco Pezone, si è pronunciato sulla questione della legittimità di ammissione di alcune parti civili. Sono state escluse l’associazione Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) sezione di Casale, la Federazione nazionale Pro Natura, Anpana e altre associazioni animaliste. Ammessi, invece, tutti i Comuni del Casalese, come anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Unico imputato è Stephan Schmidheiny, imprenditore svizzero accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Lunedì i primi interventi dei suoi legali. L’avvocato Guido Carlo Alleva: «dobbiamo essere sicuri che la morte di queste 392 persone sia stata causata dal mesotelioma pleurico, perché – ha sostenuto – la diagnosi è il tema centrale di questo processo».
Prossime udienze il 12 e 19 luglio. Da settembre a dicembre sono state fissate altre 17 udienze.