Eravamo ancora nei mesi in cui la pandemia colpiva duro, con le scuole chiuse, gli oratori vuoti e i gruppi giovanili confinati su Zoom. Un giorno entrando in sacrestia un po’ sconfortato mi sono rivolto a don Antonio, sacerdote del Centro Città di Novara che ha vissuto i giorni del Concilio Vaticano II. A lui ho confidato di provare una certa nostalgia del tempo pre-Covid. Nostalgia delle nostre certezze, del quotidiano un po’ sacrificato, delle attività rallentate o addirittura cancellate. Terminate le mie considerazioni, con la sapienza e la capacità di lettura che solo un saggio uomo di fede può avere, mi ha rivolto il suo sguardo carico di speranza e mi ha ripreso dicendo che dovevamo smettere di avere nostalgia del passato e che avremmo dovuto, piuttosto, avere “nostalgia del futuro”. Nostalgia di ciò che ci attende a partire dalla tradizione che ci ha preceduto, nostalgia del “non ancora visto” a partire dai grandi segni che già abbiamo contemplato, nostalgia del costruire sulle solide fondamenta di ciò che altri hanno già edificato.
don Marco Masoni
direttore dell’ufficio diocesano
per la pastorale giovanile
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VENERDI’ 4 GIUGNO