Svolta nelle indagini per l’incidente che, domenica, lungo la funivia Stresa-Mottarone, ha portato alla caduta di una cabina con 15 persone a bordo, incidente in cui hanno perso la vita 14 persone. Unico superstite il bimbo di cinque anni, ricoverato al Regina Margherita di Torino.
A soli tre giorni da una tragedia che ha scosso tutto il mondo, nella notte sono state fermate tre persone. A disporre il fermo è stata Olimpia Bossi, procuratore capo della Repubblica di Verbania, già sostituto procuratore anni fa alla Procura di Novara. I fermati sono Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, le Ferrovie Mottarone srl, il direttore e il capo operativo del servizio.
Stando ai primi dati che emergono il freno non sarebbe stato attivato volontariamente. Lo avrebbero fatto per “evitare disservizi e blocchi della funivia”. Le tre persone fermate lo avrebbero ammesso. Come spiegato dal comandante provinciale dei Carabinieri di Verbania, il tenente colonnello Alberto Cicognani, alla trasmissione “Buongiorno Regione” in onda su Rai Tre, “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, lo hanno ammesso”. Il comandante poi prosegue: “c’erano malfunzionamenti alla funivia. E’ stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto la problematica – riferisce ancora il tenente colonnello – o lo ha risolto solo parzialmente. Per evitare altre interruzioni del servizio hanno scelto – riporta Cicognani in trasmissione – di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.
Al fermo dei tre si è giunti che era ormai l’alba di oggi, mercoledì 26 maggio, dopo una notte di continui interrogatori. A occuparsi dell’indagine, con il procuratore Bossi, il pm Laura Carrera e, coordinati appunto dalla Procura verbanese, i Carabinieri. Un confronto, quello che si è svolto alla caserma dell’Arma, durato 12 ore. Che qualcosa fosse cambiato e ci fosse qualche fermo si è capito in serata, con l’arrivo dei primi avvocati.
Le indagini, intanto, continuano.