«La pandemia non deve farci dimenticare il 25 Aprile, una ricorrenza importante. Una data che a Novara è stata vissuta il 26 Aprile, grazie al contributo, come ricordato anche nella messa celebrata poco fa in Duomo, di monsignor Leone Ossola. Da oltre un anno molte cose sono cambiate nella vita di tutti noi, dall’economia, con numerosi posti di lavoro persi, al sociale, con la crescita di tensioni e difficoltà. Tutto questo non deve però farci dimenticare questo importante valore. Il 25 Aprile non va dimenticato e va ricordato per sempre».
Così, questa mattina, domenica 25 Aprile, nel cortile del Broletto, Paolo Cattaneo, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Piero Fornara, nel discorso ufficiale per la cerimonia per il 76esimo anniversario della Liberazione. Una cerimonia, quella di quest’anno, ancora contraddistinta dall’emergenza sanitaria da Covid. Pur se qualcosa dallo scorso anno è certo cambiato. Nel 2020, a presenziare alla stele che ricorda i Caduti novaresi nella lotta di Liberazione, solo il sindaco Alessandro Canelli e Michela Cella, presidente Anpi comunale e provinciale. Questa mattina, invece, un graduale ritorno alla normalità. Dopo la messa in Duomo hanno partecipato alla posa di corone alla stele dei Caduti, il sindaco, Cella, per la Provincia di Novara, il consigliere Michela Leoni, il prefetto Pasquale Antonio Gioffrè e il questore Rosanna Lavezzaro. Tra le altre autorità presenti anche il colonnello Antonio Renzetti, comandante provinciale dei Carabinieri. E poi, nel rispetto delle norme anti-Covid, anche la gente. Pur se, ovviamente, non ancora come avveniva sino al 2019, con le scolaresche coinvolte e molta altra presenza di pubblico.
Come anticipato il solo intervento previsto è stato quello di Cattaneo. «Settantasei anni fa – ha proseguito – molti si sacrificarono per la nostra libertà, per liberarci dal nazifascismo, che tanti lutti e dolori ha portato. Occorre ricordare e impedire che finisca tutto nell’oblio. Dobbiamo farlo per i nostri morti e per i loro famigliari. Nostro compito è quello di costruire un mondo migliore e di ricordare. A maggior ragione che ormai i testimoni sono pochissimi. Dobbiamo fare memoria, far sì che i giovani conoscano queste storie, questi nomi. Qui oggi ci sono molti che in quel 1945 non erano ancora nati. Tocca anche a loro ora ricordare, tramandare».
Cattaneo ha proseguito ribadendo come non si stanno ricordando avvenimenti lontani, «ma valori vivi, fondamentali e indispensabili per tutta la nostra società». Citando poi il presidente John Fitzgerald Kennedy “Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese” e il messaggio rivolto nella giornata di oggi dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Tutti siamo chiamati a dare un contributo dopo la pandemia, nessuno escluso. Insieme possiamo farcela. Insieme, non divisi. Insieme come allora. Vedo qui tante persone che sono state in prima linea in questo lungo anno, le Forze dell’Ordine, i militari, i sindaci. Tutti insieme possiamo farcela».
A chiudere l’intervento, Cattaneo ha voluto sottolineare l’importanza della data del 25 Aprile. «Una data che deve entrare nel cuore e nelle coscienze di tutti gli italiani, anche dal punto di vista culturale. Sono tante le date che dobbiamo ricordare e tramandare. Dal 2 Giugno al 4 Novembre passando per la Giornata della Pace del primo gennaio sino alla Giornata delle Foibe, a quella della Memoria, al 2 Novembre. Dobbiamo operare insieme per trasmettere alle nuove generazioni, ai nostri giovani il valore di queste date, che non sono celebrazioni aride, ma particolarmente significative. Portare avanti questo ricordo, questa storia, si rappresenta nella frase di Piero Calamandrei: “la libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando incomincia a mancare”. “La libertà – ha poi concluso – dunque, è come la salute, come ci siamo accorti in questi giorni».
A chiudere la cerimonia, le note di Bella Ciao, intonate dalla presidente Anpi Cella e dalla gente presente nel cortile del Broletto.