Anche Grignasco richiede i fondi del Recovery Fund

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Tre categorie di progetti per il Recovery Fund. Sono quelle che rientrano nelle proposte d’intervento per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
I progetti presentati si dividono in tre categorie: “sviluppo dell’area industriale”, “Riqualificazione urbana e riqualificazione degli stabili”, “polo culturale e socio-assistenziale”, così da coprire le necessità del paese e cercare una sua modernizzazione.
Per quanto riguarda la zona industriale i lavori si concentrerebbero sulla D1, l’area colpita dall’alluvione del 3 ottobre.  In particolare ad essere prioritari sono la messa in sicurezza da questo tipo di eventi, oltre alla transizione ecologica di cui si parla molto in questo periodo.  L’obiettivo è favorire l’inserimento di nuove attività produttive, che possano potenziare il tessuto sociale ed economico e ridurre l’impatto del Covid-19. Il progetto prevedrebbe  il completamento dei lavori  di messa in sicurezza e la realizzazione di un terzo lotto di intervento, a cui si accompagnerebbe il potenziamento delle infrastrutture e dell’urbanizzazione dell’area, a partire da una rotatoria di accesso all’area. Il tutto per un costo stimato di 2.205.000 euro.
«Si tratta di lavori necessari, che darebbero una risposta adeguata agli avvenimenti dello scorso anno, dalla crisi economica all’alluvione – spiega Milver Faccini, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune -. Si tratta di lavori fondamentali per lo sviluppo dell’intera provincia, non solo di Grignasco».
Sviluppo che passa anche attraverso la riqualificazione e la “rivoluzione verde” del centro storico, per cui sono stati pensati «percorsi culturali e turistici, a cui andranno affiancati importanti interventi di efficientamento energetico e antisismico – prosegue Faccini -. Il fine è quello di incentivare la presenza turistica valorizzando le bellezze del nostro territorio e migliorare ulteriormente la vivibilità del paese, riducendo anche l’impatto sull’ambiente». Coinvolte dal progetto anche la rete idrica, ormai obsoleta, e un ulteriore sviluppo della rete internet.  Il costo stimato è di circa 4 milioni di euro.
Infine spazio anche al potenziamento e sviluppo del polo culturale, che passa soprattutto « dalla riconversione e riqualificazione della ex casa di riposo “82° Brigata Osella” e la valorizzazione del complesso immobiliare in piazza Cacciami e in piazza Caduti sul lavoro – spiega ancora Faccini -. Così da creare nuovi posti di lavoro, sviluppare il turismo e valorizzare edifici ad oggi quasi inutilizzati».
I costi si aggirerebbero intorno ai 2.5 milioni di euro, che permetterebbero anche una modernizzazione degli stabili, effettuare la “transizione ecologica” per ridurre l’impatto sull’ambiente, così da creare ulteriori spazi per l’aggregazione sociale, eventuali attività museali e socio-assistenziali.