Novara: in 200 in piazza per chiedere un ritorno in classe e più attenzione alla scuola

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Le lezioni in piazza, proposte dal Comitato Priorità Alla Scuola (Pas) di Novara, diventano un appuntamento a cadenza settimanale. Il tutto a partire da venerdì prossimo 19 marzo. La novità è stata annunciata sabato pomeriggio 13 marzo in occasione della seconda iniziativa proposta dal Comitato in centro città, dopo quella di venerdì mattina (una lezione in piazza, la prima dunque, di Didattica a Distanza), cui avevano partecipato un buon numero di studenti e docenti.

Sabato, invece, la manifestazione, ospitata come venerdì in piazza Matteotti, ha coinvolto studenti, docenti e intere famiglie, che hanno voluto esprimere la propria richiesta a un ritorno a scuola, perché “la scuola – come ribadito più volte nel corso del pomeriggio – si fa a scuola”. A introdurre il pomeriggio, annunciando anche la novità delle lezioni in piazza il venerdì mattina, Serena Checcucci, insegnante e membro di Pas. “Saremo ancora in piazza Matteotti venerdì e ancora nei venerdì successivi”.

Tra i cartelloni, “Spegnete la Dad, accendete la scuola” o “Dad, disagio a distanza”.

Il Comitato chiede una maggiore attenzione all’istruzione, alla scuola, con investimenti chiari sulla sicurezza e un ritorno a scuola. Venerdì mattina hanno preso parte alla manifestazione in piazza, alla lezione di didattica a distanza all’aperto, una sessantina di persone tra studenti e docenti. Sabato, invece, l’iniziativa, che ha visto partecipare circa 200 persone, ha puntato a voler evidenziare gli effetti negativi della Dad, auspicando un ritorno quanto più veloce possibile in aula. “Non siamo quelli che sono contro la Dad – ha riferito Andrea Colucci del liceo scientifico Antonelli – La Dad può essere utile, come lo è stata, nell’emergenza, in un periodo definito e limitato, la didattica a distanza non può sostituire la scuola. Noi portiamo avanti le richieste di una maggiore attenzione alla scuola, all’istruzione. Con la Dad è cresciuto l’abbandono scolastico, molti ragazzi non possono seguire le lezioni perché magari in casa sono in tre o quattro fratelli e magari anche i genitori necessitano del pc e certo non ne hanno a disposizione uno a ciascuno. Manca poi la socialità. In questi anni si è riflettuto poco sulla scuola, andando a istituire vere e proprie classi ‘pollaio’. Occorre guardare alla sicurezza, ai numeri, per questo noi ci facciamo sentire”. Checcucci: “La scuola è diventata un problema, non viene più vista come quello che, invece, è, una risorsa. Abbiamo dovuto chiedere ai bambini, ai ragazzi, di indossare la mascherina per ore e ore in aula, di rispettare il distanziamento, anche ai più piccoli, di fare i tracciamenti. E nonostante tutto questo ora ci troviamo di nuovo a casa, a fare scuola che non è scuola, perché la Dad non lo è. Un sistema, la Dad, che per le famiglie in difficoltà va a costituire solo un ulteriore problema”. Checcucci ha anche letto una lettera inviata agli studenti. “Elena, Luca, Lorenzo, scusateci se lunedì i cancelli delle scuole saranno di nuovo chiusi, se non siamo stati capaci di pensare a voi per primi, di pensare alla scuola come la priorità di un paese libero e democratico. Federico, Enrico, Rebecca, scusateci se ora vi stiamo dicendo che da uno schermo passa l’istruzione come una manciata di informazioni versate nei vostri cervelli, dimenticandoci che questa non è scuola. Anita, Martino, Sofia, vi abbiamo chiesto di mettere le mascherine 6 – 8 ore al giorno. Lo avete fatto. Vi abbiamo chiesto di stare distanziati, anche all’intervallo. Lo avete fatto…”.

Nel pomeriggio molte le voci di ragazzi e di docenti, anche di bambini delle scuole elementari e ragazzi delle medie, che hanno spiegato come la scuola deve essere con i compagni di classe, in aula, dove è più facile chiedere un aiuto se non si capisce qualcosa, dove si cresce, si vive, si fanno esperienze, “non certo – dicono – davanti a un monitor”. “Chiediamo sicurezza e di ritornare a scuola. Basta classi pollaio – ha riferito Ludovica Notarbartolo, docente – La dad nn è scuola. Occorre intervenire concretamente sull’istruzione, come anche sulla sanità, con il ricorso al Recovery Plan”. Concetto ribadito anche da Giuseppe Passalacqua, docente. Una studentessa, in lacrime: “ci state togliendo la nostra adolescenza. La Dad sta distruggendo un’intera generazione. Voglio poter tornare alla normalità, voglio stare con i miei compagni di classe, con i miei professori, non vederli davanti a uno schermo, con mille difficoltà”. Uno schermo che, come riferito da due piccole studentesse delle elementari, “è una barriera per tutti”.

Una richiesta anche ad avere i dati su eventuali contagi nelle scuole. “Nessuno ce li fornisce, ci chiudono ancora e non conosciamo eventuali numeri del contagio. Le scuole sono sicure”.