Protocollo d’intesa contro le violenze sulle donne: dati positivi grazie al costante lavoro di rete del territorio

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I risultati positivi raggiunti nel Novarese sono il frutto del lavoro di rete svolto costantemente dai vari soggetti che si occupano del problema della violenza sulle donne: questo elemento di forza è stato più volte sottolineato durante la riunione del  Protocollo d’intesa contro le violenze sulle donne, convocato in modalità online nella mattinata di oggi, lunedì 8 marzo, dalla Provincia di Novara, in occasione della Giornata internazionale della donna. Invitati, come uditori, anche i rappresentanti dei Centri anti-violenza del Comune di Novara e dell’Area Nord Novarese e delle associazioni “Liberazione e speranza” e “Aied”.

“La Provincia – ha esordito il consigliere dell’Ente, delegato alle Pari opportunità, Elena Foti – in questa occasione intende soprattutto ascoltare e fare, insieme con tutte le Istituzioni e gli Enti presenti, il punto della situazione di questo periodo assai particolare, durante il quale i nostri uffici, pur con le difficoltà imposte dal periodo di chiusura, hanno continuato nel loro lavoro di gestione dei casi, non solo strettamente legati al problema delle violenze, ma anche a situazioni di fragilità e di necessità, e di ascolto del territorio. Per quanto riguarda i dati in nostro possesso, che derivano dal lavoro svolto in rete con i vari soggetti competenti, nel corso del 2020, su tutto il territorio della provincia di Novara hanno avuto accesso 307 donne delle quali 196 italiane e le rimanenti suddivise su altre nazionalità. La fascia di età maggiormente colpita dal fenomeno della violenza è al di sotto dei 46 anni. Il numero di figli minori coinvolti sono 297. La maggior parte delle donne hanno subito violenza fisica, psicologica ed economica, in alcuni casi stalking e violenza sessuale. Sul totale di donne vittima di violenza, circa 181 hanno presentato denuncia. Ulteriore attenzione è stata rivolta a 23 maltrattanti che hanno avuto accesso agli Sportelli preposti attraverso un supporto psicologico oppure un supporto da parte di educatori professionali. Restiamo come sempre a completa disposizione per qualsiasi iniziativa particolare si rendesse necessaria per trovare una soluzione positiva ai problemi che si sono prospettati o che si prospetteranno”.

Il Questore di Novara, Rosanna Lavezzaro: “nonostante gli importanti investimenti da parte della Pubblica sicurezza nel campo della prevenzione e del sostegno delle vittime di violenza, ci rendiamo conto della necessità di un cambio di passo culturale e di un maggiore coinvolgimento delle giovani generazioni rispetto al confronto con e per le donne: nel presente non ci arrendiamo e dobbiamo lavorare anche a beneficio del futuro. I dati nazionali – ha commentato il Questore – mettono in luce ancora gravi defaillance, ma il Novarese ha registrato risultati decisamente positivi: questo perché esiste un tessuto sociale che ha lavorato in maniera corretta su diversi fronti”.

 

Il viceprefetto vicario Patrizia Bianchetto ha dal canto suo evidenziato che “quello della violenza è ancora “il problema”: l’opera preventiva richiede ancora grande impegno da parte di Istituzioni, cittadini, realtà del terzo settore. Non dobbiamo poi dimenticare la questione lavorativa e alla perdita di posti di lavoro nel periodo della pandemia, una questione rispetto alla quale la promozione della parità di genere si pone in maniera preponderante”.

L’assessore alle Pari opportunità del Comune di Novara Marina Chiarelli ha rimarcato “l’ottimo lavoro svolto attraverso lo Sportello di ascolto, fondamentale soprattutto in quella fase preliminare nella quale si può evitare che gli episodi di maltrattamento si aggravino: purtroppo ci sono ancora molte difficoltà da parte delle vittime di riconoscere il soggetto maltrattante per quello che effettivamente è”. Un aspetto, quest’ultimo, messo in luce anche dal magistrato del Tribunale di Novara Veronica Zanin, che ha ribadito “la necessità di far comprendere e anche di sostenere nel percorso chi subisce violenze”.

Il funzionario pedagogico del Dipartimento di amministrazione penitenziaria – Ufficio esecuzione penale Uepe del Ministero della giustizia Elena Francesca Gambino ha ricordato “il lavoro compiuto su coloro che si rendono responsabili di reato, che vengono aiutati a conoscere e a individuare il proprio modo di agire sbagliato. In questi mesi ci siamo tutti resi conto dell’importanza di azioni di coprogettazione, per favorire le quali sarà presto predisposto un bando”.

Dati positivi e migliorati rispetto al passato grazie al lavoro di rete anche secondo la responsabile del Punto informativo di Novara dell’Ordine degli Psicologi Giuliana Ziliotto (“il confronto e la condivisione – ha detto – sono elementi fondamentali”), la consigliera di Parità Anna Colombo, l’assessore del Comune di Oleggio Alessandra Balocco, la responsabile dei Servizi sociali del Consorzio Ciss Borgomanero Francesca Cristina, l’operatrice dello Sportello del Comune di Arona Romina Tavano, l’assistente sociale del Cisas Castelletto Ticino Cora Vanolo, la responsabile amministrativa del Comune di Cameri Chiara Rondini, il rappresentante del Ciss Cusio Angelo Barbaglia, la rappresentante del Consorzio Casa Gattinara Valeria Artuso. Ulteriore conferma è giunta dai rappresentanti dell’Asl Novara: a confermarlo sono stati il dottor Claudio Didino (che ha parlato “di accessi di casi di donne maltrattate al Pronto soccorso dell’Ospedale “SS. Trinità” di Borgomanero ridotti del cinquanta per cento rispetto a qualche anno fa: oggi ci attestiamo sulla trentina in un anno. Un ulteriore segno che il lavoro di rete funziona e che il lavoro di psicologhe e operatrice degli sportelli stanno lavorando bene, anche se non tutte le vittime di violenza, secondo un questionario da noi distribuito, sono a conoscenza dei servizi di assistenza per loro previsti”) e la dottoressa Carmen Ceffa (che ha rimarcato “i livelli di attenzione sempre alti e una serie di attività volte, oltre che a far sentire le donne comprese e seguite, anche all’educazione delle giovani generazioni, come i corsi sulla sessualità organizzati, quando la pandemia lo ha consentito, nelle scuole”).

La sinergia tra le diverse professionalità è stata rimarcata anche dalla presidente dell’associazione “Cammino” Anna Livia Pennetta, che ha inoltre posto l’accento sull’importanza “delle azioni di tutela dei minori che, avendo assistito a episodi di violenza nei confronti delle donne, rischiano di diventare a loro volta soggetti violenti”.

Edit Shahi e Sarah Gino, medici dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara, hanno rispettivamente sottolineato “l’importanza di accompagnare la donna vittima di violenza in un preciso percorso post-dimissioni”  e “la necessità di formare adeguatamente gli operatori sanitari che si occupano della gestione di questi delicatissimi casi”.

Fulvia La Rocca, del Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli Avvocati della provincia di Novara, ha ricordato per le vittime “la possibilità di avvalersi dei contributi previsti dallo specifico fondo della Regione Piemonte”.

L’assistente sociale del Consorzio Cisa-Ovest Ticino Marinella Balbinutti nell’evidenziare “l’importanza della prevenzione” ha anche fatto rilevare che “tra i casi gestiti nell’ultimo periodo ce ne sono stati parecchi che non erano noti né agli assistenti sociali, né alle forze dell’ordine: siamo stati noi a segnalarli ai Cav del territorio. Spesso ci siamo trovati anche di fronte a una certa diffidenza da parte delle donne rispetto al servizio, rispetto al quale c’era timore rispetto alla sorte dei figli. Difficile da trattare anche la posizione del maltrattante, che spesso non si riconosce come tale”.

La riunione si è conclusa con l’invito da parte del consigliere Foti “a mantenere vivo e attivo il ruolo del Protocollo: è stato ottenuto molto, ma il percorso è ancora lungo”.