Breve sit-in martedì 2 marzo, alle 18, davanti a Palazzo Cabrino, sede del Comune di Novara, per lanciare ancora una volta un importante appello a favore di Ahmadreza Djalali, il ricercatore svedese-iraniano, condannato a morte con l’accusa di spionaggio dal tribunale di Teheran.
A promuovere l’appuntamento a favore di Djalali, che era stato collaboratore del Crimedim dell’Università del Piemonte Orientale, il Comune e Amnesty International.
“Ahmad è detenuto in carcere con l’accusa di spionaggio dal 25 aprile del 2016 – scrive Amnesty – Ad oggi purtroppo si trova ancora in isolamento nel carcere di Evin, in Iran. Il 24 novembre 2020 Ahmadreza Djalali ha chiamato per l’ultima volta sua moglie Vida dopo un silenzio lungo 7 settimane: e le ha detto “addio”, perché gli era stato comunicato che sarebbe stato isolato nel braccio della morte ed il giorno seguente eseguita l’esecuzione. Eravamo qui in quelle terribili ore di estenuante attesa, insieme al Sindaco di Novara, Alessandro Canelli, a Luca Ragazzoni, suo amico, al rettore dell’Università e a molti di voi che anche solo con un messaggio e l’immagine di una candela hanno dato vita ad un’infinita fiaccolata di solidarietà, che da allora continua a restare accesa attraverso le nostre pagine online. L’esecuzione è stata rinviata quel giorno ed altre due volte; l’ultima sospensione è arrivata il 16 dicembre e questo ci fece sperare che fossero in atto le trattative diplomatiche per la sua liberazione, ma di Ahmad da allora non si sa più nulla se non che gli è vietato telefonare alla moglie Vida e alla sua famiglia a Teheran. Ahmad dalle ultime notizie che ci sono pervenute aveva perso 24 kg e aveva urgente bisogno di cure mediche. Siamo preoccupati per la sua salute e temiamo che le sue condizioni in questi ultimi mesi siano peggiorate ulteriormente. Per questo domani mattina una delegazione della Sezione italiana di Amnesty International, si recherà davanti all’Ambasciata dell’Iran e noi saremo in sit-in davanti al Palazzo del Comune dalle 18, per mostrarvi il suo volto provato, nell’ultima immagine che abbiamo di Ahmad, perché le nostre richieste possano aiutarci a chiedere che questa situazione inaccettabile termini subito e lui possa tornare a casa, dalla sua famiglia, e prima di tutto che possa mettersi in contatto con Vida per rassicurarla”.