Avevano promesso aiuti economici “subito- subito” ma, a cinque mesi dal disastro dell’alluvione, non si è ancora visto un euro.
La notte del 3 ottobre il Sesia, a causa delle forti piogge dei giorni precedenti, esondava con una forza che non si vedeva da parecchio tempo. Strade interrotte, ponti chiusi o crollati, argini divelti e una vittima.
A Grignasco la zona industriale D1 è stata l’area più colpita; tutti gli edifici sono stati investiti dal fango e dall’acqua, arrivata ad un metro e mezzo di altezza, portando enormi danni alle fabbriche e ai negozi.
La situazione alla carrozzeria Monte Rosa dopo i primi lavori
Passata l’alluvione è stato il momento della solidarietà e della politica.
Della prima, Grignasco ha scritto una pagina meravigliosa di storia locale: tutto il paese si è stretto attorno alle persone in difficoltà. I numerosissimi volontari hanno lavorato per giorni per spalare il fango e rendere agibili i locali. Tutte le associazioni hanno contribuito: AIB, alpini, comitato carnevale, il gruppo della Parrocchia, i pescatori e tantissimi privati cittadini.
Una delle squadre AIB impegnate nei lavori
La seconda ha smesso presto di mandare segnali di vita. Cirio, presidente della regione Piemonte, era venuto in visita delle zone più colpite. Il suo numeroso corteo di auto si era fermato anche nella zona industriale di Grignasco. Il governatore, tra foto, abbracci e rassicurazioni, aveva promesso una “boccata d’ossigeno immediata” a tutte le aziende colpite, i cui danni si contano sulle centinaia di migliaia di euro.
A distanza di quattro mesi i fondi effettivamente erogati sono pari a zero. O meglio, il piano operativo stilato dalla regione prevede 47.000 euro, ma per la riparazione di una strada nella frazione di Isella. Tanto che il Comune ha dovuto anticipare i circa 180.000 euro per pagare i lavori necessari.
Lavori nello stabile dell’azienda Moveco
E se le aziende si sentono sempre più mancare “l’ossigeno”, la burocrazia non concede nulla: le richieste di ristori da parte di imprenditori e negozianti, inviate quasi subito dopo il disastro, sono ancora in attesa di risposta, probabilmente lasciate su qualche scrivania. «Abbiamo mandato la documentazione richiesta subito dopo l’alluvione, giusto il tempo di svolgere gli accertamenti dei danni – racconta Antonietta Melacarne, titolare della azienda Ceramica Più, una delle attività più colpite-. Ma a inizio dicembre ci hanno richiesto nuovi moduli, poiché i primi sono stati considerati solo un preambolo. Da quel momento non ci sono state più novità». Ora però diventa difficile aspettare: «Capiamo il momento difficile a livello internazionale, sia economico che sanitario – procede Melacarne -, ma adesso dobbiamo anche dare risposte ai nostri fornitori, e ci sembra giusto che chi di dovere ci dia la mano promessa. Rischiamo di perdere il lavoro di 25 anni per delle lungaggini burocratiche».
Antonietta Melacarne
Anche Domenica Maceri, titolare della fonderia Emmeti ha incontrato lo stesso problema legato ai documenti, e aggiunge: «Per adesso l’unico aiuto è stato quello dei volontari e delle associazioni. Dei fondi promessi invece non è arrivato nulla. Iniziamo a sentirci presi in giro, perché noi abbiamo agito con rapidità per tornare in piedi, ma abbiamo anche bisogno del supporto che ci avevano garantito».
Domenica Maceri
Ora però si accende un barlume di speranza: per i primi di marzo è previsto l’incontro di Cirio con i sindaci dei paesi della provincia, e sul tavolo ci potrebbero essere anche gli aiuti promessi e mai concessi