Rissa di piazza Martiri con lancio di sedie e tavolini: sei indagati

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Nell’immediatezza dei fatti, l’episodio, una rissa con lancio di tavolini e sedie, era avvenuto il 27 settembre in piazza Martiri e aveva avuto un forte impatto mediatico con numerosi video postati sui social, il Questore Rosanna Lavezzaro aveva assicurato come presto si sarebbe giunti a individuare i responsabili. «Abbiamo raccolto numerose testimonianze – ci aveva riferito all’epoca – e stiamo lavorando per raccogliere materiale utile da fornire poi all’autorità giudiziaria per la successiva fase processuale. Sono molte le evidenze già ottenute dal lavoro dei nostri agenti. Duole notare che, in alcuni casi, ci siano sovrapposizioni e forti analogie».

E così è stato. Grazie a un minuzioso e incessante lavoro d’indagine, la Polizia di Stato di Novara ha identificato i responsabili di quella maxi rissa, che, a seguito dei video diffusi sui social network, era giunta sino alle cronache nazionali, con servizi sulle varie emittenti televisive nazionali. Una rissa che aveva suscitato clamore anche perché avvenuta in centro e violando le norme di contrasto al Covid, dal distanziamento al divieto di assembramenti.

A scontrarsi decine di giovani. Un episodio che aveva richiesto il massiccio intervento delle Forze dell’Ordine. Una rissa che aveva portato al ferimento di un giovane, totalmente estraneo alla vicenda, che aveva riportato gravi lesioni personali, la frattura scomposta del setto nasale, ferite giudicate guaribili in trenta giorni.

Alcuni dei presenti hanno tentato di mettere in difficoltà le indagini, fornendo dichiarazioni reticenti o contraddittorie. Ciononostante gli investigatori sono riusciti a risalire quanto prima ai responsabili, denunciandoli all’Autorità giudiziaria, a vario titolo, per rissa aggravata e lesioni personali gravi. L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Procura di Novara, ha permesso di confermare l’intero episodio e fornire all’Autorità giudiziaria i necessari riscontri investigativi, delineando le singole responsabilità. Così sei giovani, cinque residenti a Novara e uno a Galliate, con età compresa tra i 20 e i 23 anni (alcuni di loro sono persone già conosciute dalle Forze dell’Ordine), sono ora indagati. Tutti e sei per rissa e uno anche per lesioni personali. Tre di loro, con le posizioni più gravi (A.V. di 22 anni di Galliate, V.P., 21 anni di Novara e S.K. di 20 anni, anche lui residente a Novara), sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza (Novara e Galliate), con divieto di uscita la notte, dalle 21 alle 7, per uno di loro c’è anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, provvedimento firmato dal gip Rossana Mongiardo.

Gli altri tre indagati, invece, hanno posizioni più marginali. Fondamentali, per la ricostruzione esatta dell’episodio, le analisi dei sistemi di videosorveglianza installati in prossimità dei locali della ‘movida’ e, come spiega la stessa Questura, «la preziosa collaborazione di molti cittadini». I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Squadra Mobile, guidata dalla dirigente Valeria Dulbecco, lo scorso 4 febbraio.

L’episodio aveva visto due distinte fasi. Dapprima si era registrato un alterco tra A.V. (uno dei sei ragazzi indagati, già conosciuto alle Forze dell’Ordine per precedenti di polizia per lesioni personali) e il ragazzo che ha rimediato poi i 30 giorni di prognosi. Il giovane ferito era in compagnia della sua fidanzata, quando A.V., ex della ragazza (con cui era stato insieme tre anni), l’ha picchiato.

La seconda fase ha visto l’allontanamento del 22enne galliatese, che però è presto tornato alla carica, colpendo con un pugno al viso uno degli avversari. A quel punto si sono formati due gruppi contrapposti di ragazzi e da lì è iniziato quanto poi è stato pubblicato sui social: il lancio di arredi urbani, tavoli e sedie.

Come scrive il giudice Mongiardo il comportamento dei tre giovani con le posizioni più gravi «mostra la totale mancanza di considerazione del rispetto delle leggi e delle regole di convivenza e non consente di formulare una positiva prognosi sul loro comportamento futuro, laddove non venisse applicata alcuna misura o ne venisse applicata una che comporta la volontaria osservanza di prescrizioni». Non solo. Esiste un «concreto pericolo che gli indagati, pur allo stato formalmente incensurati ma con precedenti di polizia anche per fatti analoghi – scrive – commettano delitti della stessa specie».

I tre (A.V., V.P. e S.K.) sono assistiti dagli avvocati Elena Sartoris, Enrico Aina e Davide Spantaconi. S.K., nell’interrogatorio dell’altro giorno, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli altri due hanno invece ridimensionato le proprie posizioni, negando e sostenendo solo di essere intervenuti per dividere gli amici.

Nel frattempo i legali hanno chiesto la revoca delle misure cautelari, richiesta che è stata rigettata.

Il positivo esito dell’attività d’indagine rappresenta, rileva la Questura, «un significativo esempio di giustizia partecipata e di preziosa collaborazione tra tutte le istituzioni e la cittadinanza alla gestione della sicurezza del territorio».

La risposta della Polizia di Stato a quell’episodio, che aveva generato allarme e senso di insicurezza tra i cittadini e sconforto tra gli esercenti, già fortemente provati dalle restrizioni dovute al “lockdown” per i rischi da contagio epidemiologico, è stata tempestiva ed efficace ed è andata anche oltre, con l’adozione di provvedimenti amministrativi di natura preventiva.

Il Questore, infatti, ha emesso tre divieti di frequentare esercizi pubblici di Novara nei confronti dei tre, che avevano partecipato a vario titolo alla violenta rissa. Si tratta dei primi provvedimenti adottati a Novara a seguito della modifica normativa apportata con il Decreto Legge 130 del 21 ottobre 2020 che dispone il divieto di accesso a pubblici esercizi o a locali di intrattenimento nei confronti di soggetti anche solo denunciati per condotte da cui possa derivare un pericolo per la sicurezza pubblica.

Ai tre è stato vietato l’accesso e la frequentazione degli esercizi pubblici e dei locali di intrattenimento situati in alcune vie del centro di Novara, da piazza Martiri a via Rosselli, da piazza Puccini a piazza Duomo, da largo Costituente a corso Italia. Non possono neanche stazionare nelle vicinanze. Una misura di prevenzione, questa, adottabile grazie alla cosiddetta “norma Willy”, dal nome del giovane rimasto ucciso nel pestaggio di Colleferro dello scorso settembre; norma che consente di adottare questa misura di prevenzione atipica, spiegano dalla Questura, «anche senza la presenza di una condanna passata in giudicato, prevedendo, tra l’altro, gravi sanzioni in caso di violazione del dispositivo», dalla reclusione da sei mesi a due anni a una multa da 8mila a 20mila euro.