Nel mese di marzo dell’anno passato, nel corso della prima ondata della pandemia, nel Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa del nostro Ateneo si è sviluppato un dibattito sulle ricadute che l’emergenza avrebbe potuto avere sul sistema economico del nostro territorio si è progressivamente fatta strada l’ipotesi di avviare iniziative di ricerca finalizzate a supportarne la ripresa. Così nel mese di aprile abbiamo iniziato a ipotizzare quali azioni sarebbero state avviate, a livello nazionale ed europeo, per sostenere l’economia e il lavoro. Abbiamo pensato che, vista l’entità del danno prodotto alle economie nazionali, l’Unione Europea avrebbe sicuramente investito ingenti risorse per la ripartenza. Ciò in effetti è accaduto e a livello comunitario è stato approvato il piano di intervento noto come Recovery Fund. Come è noto, esso prevede il finanziamento di progetti presentati dai paesi membri particolarmente colpiti dalla pandemia e l’Italia è destinataria della quota più rilevante. In questa prospettiva abbiamo pensato a quale potesse essere il ruolo delle Università, e in particolare del nostro Ateneo per favorire la presentazione di progetti focalizzati sul nostro territorio. Dal nostro punto di vista abbiamo immaginato il nostro ruolo come quello di un catalizzatore, capace di favorire reazioni ed interazioni tra soggetti che dispongono di una propria capacità ed autonomia decisionale ma che potrebbero avvalersi del nostro sostegno per coordinarsi in un coerente progetto di rilancio territoriale. Con l’aiuto di Confindustria Novara Vercelli Valsesia abbiamo organizzato una serie di incontri informali con rappresentanti delle amministrazioni del territorio e con esponenti del mondo dell’impresa.
Massimo Cavino