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Ospedale di Galliate e Coq di Omegna diventano nosocomi Covid

Anche oggi continua il trend in salita relativamente al numero dei contagi. Oggi, in Piemonte, stando ai dati forniti dall’Unità di crisi della Regione Piemonte i casi di persone risultate positive al Covid-19 sono complessivamente 70.636, con una crescita di 2.887 rispetto a ieri, 1.199 di questi sono asintomatici.

Alla luce, quindi, della necessità crescente di posti di ricovero e al fine di destinare ai pazienti Covid strutture ospedaliere dedicate, l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha dato disposizione di convertire 16 presidi ospedalieri del territorio in Covid Hospital, ossia nosocomi solo dedicati ai pazienti Covid e a null’altro. Nei territori del Novarese e del Verbano Cusio Ossola, la scelta è caduta sull’ospedale di Galliate e sul presidio Coq, Centro ortopedico di quadrante, di Omegna.

Altri ospedali interessati in Piemonte a diventare Covid Hospital sono a Torino l’Ospedale Martini (con chiusura del DEA) e parzialmente il CTO (conversione della Medicina del lavoro, parte della Rianimazione e dell’Ortopedia) mentre in provincia di Torino il San Luigi di Orbassano (con una conversione del 50% dei posti letto e Dea aperto) e gli ospedali di Venaria, Giaveno, Cuorgnè, Lanzo e Carmagnola. Nel Cuneese gli ospedali di Saluzzo e Ceva, in provincia di Alessandria la Clinica Salus e l’ospedale di Tortona, in provincia di Asti l’ospedale di Nizza Monferrato, nel Vercellese quello di Borgosesia (con Punto di primo intervento – PPI – aperto h24).

«È una scelta difficile, ma inevitabile, per riuscire a fronteggiare la necessità crescente di posti Covid e dare una risposta immediata che decongestioni i nostri pronto soccorso – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi -. La conversione di questi presidi ci consente di destinare ai pazienti Covid dei percorsi ospedalieri completamente dedicati e separati da quelli dei pazienti non Covid. Il sistema sanitario piemontese sta facendo lo sforzo massimo per potenziare il più possibile l’intera rete ospedaliera e territoriale, che l’evoluzione della pandemia sta mettendo a dura prova in tutto il nostro Paese».

Monica Curino: