Alla fine vincerà come sempre l’arte di arrangiarsi. E l’anno scolastico ricomincerà, con nuove sfide e una nuova avventura tutta da scrivere. Anche se molto ci sarebbe da discutere, quando a neanche due settimane dall’apertura delle scuole, fulcro di un Paese, rimangono aperti nodi e sul tavolo priorità che andavano affrontati almeno un paio di mesi fa. Primo fra tutti quello degli organici: gli uffici scolastici territoriali stanno lavorando senza sosta per permettere l’inserimento di migliaia di docenti; ce la faranno per il 14 settembre? Pressochè impossibile. Poi ci sono i trasporti: trovate le intese, sarà necessario capire come tradurre gli accordi in pratica. E apriti o cielo se tocchiamo il tasto dei test sierologici: code infinite agli sportelli delle Asl, perché tanti (troppi) medici di famiglia, si sono opposti alla richiesta di eseguirli nei propri studi. Insomma, la legge dello scaricabarile è sempre vigente. Peccato che di mezzo ci vada il nostro futuro, in tutti i sensi: provate a chiedere ad un ragazzo come vede la riapertura di quest’anno… o ad un genitore che da martedì è tornato a portare il proprio figlio al nido… Quanti interrogativi e ansie. E poi ci sono le scuole chiuse, quelle paritarie: accade anche sul nostro territorio diocesano, come in tutt’Italia. Infine una nota, non a margine: ancora una volta la Chiesa sostiene la scuola, mettendo a disposizione locali per chi ha bisogno. Ed un invito alla ministra Azzolina: anziché scrivere al personale della scuola per chiedere di «trasmettere serenità» a famiglie e studenti, faccia il suo dovere. Gli insegnanti, il loro, lo stanno facendo.
Una ripresa tra tante incertezze e la voglia di mettersi in gioco
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