Da metà degli anni ’80, per trenta lunghi anni dunque, ha gestito quella che gli inquirenti definiscono come una vera e propria ‘psico-setta’, una realtà che, con base operativa nella provincia di Novara, nei boschi di Cerano, aveva diramazioni anche a Milano, in provincia di Pavia e nel Genovese.
Una potente setta che guidava come padrone assoluto, tanto da farsi chiamare ‘il Dottore’ o ‘Lui’ e mai con il suo vero nome. Le vittime, infatti, come emerso dall’agghiacciante racconto di “Anna” (nome di fantasia della giovane che ha dato origine all’inchiesta con la sua denuncia in Questura a Novara), non potevano nominarlo in alcun modo. Lui è un 77enne e, con altre 25 persone, è indagato per associazione a delinquere volta alla riduzione in schiavitù e alla commissione di numerosi e gravi reati in ambito sessuale. La sua ‘psicosetta’ è stata scoperta grazie all’Operazione Dioniso della Polizia di Novara, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Torino, cui hanno collaborato le Squadre Mobili di Milano, Alessandria, Genova, Biella, Vercelli, Verbania, Asti, Pavia e Aosta.
La storia della setta è emersa un paio di anni fa, quando una giovane (‘Anna’) si è recata in Questura, denunciando quanto aveva subito per lunghi anni. Era entrata nella setta molto piccola, una bimba di soli 8 anni, condotta da un famigliare stretto, anch’esso adepto della setta. Passo dopo passo era diventata anche lei una delle schiave del ‘dottore’. “’Lui’ decide tutto, ‘Lui’ decide chi puoi frequentare, dove puoi lavorare. ‘Lui’ sceglie quali ragazze devono farlo divertire. ‘Lui’ sceglie se puoi o non puoi frequentare i nostri ‘luoghi fatati’. ‘Lui’ è ‘Lui’. Noi lo chiamiamo ‘Lui’ o ‘il Dottore’, perché non possiamo nominare il suo nome, non ci è concesso”. Così ha riferito la giovane donna, ripercorrendo gli anni trascorsi all’interno della setta. ‘Anna’ è una delle vittime, che ha portato, come anticipato, all’indagine e all’esecuzione, nella notte del 19 luglio, di 26 perquisizioni personali e 21 perquisizioni locali e a molti sequestri nelle province di Novara, Milano e Pavia. Perquisizioni, è stato riferito stamani in Questura in una conferenza stampa alla presenza del Questore, Rosanna Lavezzaro, “che hanno portato a riempire 20 scatoloni di materiale probatorio”. Molto del materiale, pen drive, hard disk, sono ancora da esaminare, ma altro materiale raccolto ha “comprovato quanto sostenuto dalla giovane e da altre testimonianze che abbiamo raccolto in questi due anni d’inchiesta”, hanno riferito in Questura.
L’operazione ha consentito di accertare l’esistenza della setta, una realtà “i cui adepti si sarebbero resi responsabili di numerosi e gravi reati in ambito sessuale, anche a danno di minori e finalizzati alla riduzione in schiavitù”. Il 77enne, hanno spiegato in conferenza stampa, viene venerato dai suoi adepti come una sorta di ‘Dio’, al quale tutti devono obbedire, pena l’isolamento dal gruppo settario. Le articolate indagini hanno permesso di accertare come l’uomo della setta delle ‘bestie’ (questo il nome con il quale si chiamavano tra di loro), per raggiungere i propri scopi, fosse aiutato da alcune sue strette collaboratrici, un gruppo di donne che coadiuvava il ‘dottore’. Il gruppo, grazie a un centro psicologico con psicologhe professioniste membri della setta (che riuscivano a spingere le ragazze a lasciare amici e famiglia) e a una fitta rete di attività commerciali, tutte riconducibili alla setta, come due scuole di danza, una scuola di ‘Spada celtica’, alcune erboristerie, una bottega di artigianato e persino una casa editrice, riusciva, ha riferito la Questura, “a reclutare ignare vittime da introdurre inconsapevolmente nelle sue dinamiche”. Le ‘prescelte’, di solito giovani ragazze, anche adolescenti o addirittura bambine, come nel caso di ‘Anna’, “venivano quindi introdotte alla filosofia della setta e iniziate a ‘pratiche magiche’, tra cui, soprattutto, c’erano pratiche sessuali, molte volte estreme e dolorose, vere e proprie torture, che servivano, nella logia del leader, ad annullare ‘l’io pensante’, ad ‘accendere il fuoco interiore’ e a entrare in ‘un mondo magico, fantastico e segretissimo’. Chi non avesse obbedito, trasgredendo alle norme previste dal leader della setta, veniva minacciata”.
In questo modo, come riferito in conferenza dalla dirigente della Squadra Mobile di Novara, Valeria Dulbecco, “la setta assorbiva ogni aspetto della vita delle adepte, sia per quanto riguarda l’ambito personale sia per quello famigliare e anche della loro formazione”. Il leader, infatti, sceglieva anche il percorso scolastico, formativo e di lavoro, delle ragazze, ogni cosa scelta ovviamente in funzione della setta, delle sue scelte. In pratica, come accaduto per ora per le vittime sino a ora accertate, o i membri della famiglia venivano inglobati nella setta e indotti a sottostare alla volontà del ‘Dottore’ oppure si imponeva alle adepte di tagliare ogni tipo di rapporto con loro. Alle adepte si forniva anche un lavoro, in una delle attività della setta citate poco sopra. Una strategia con cui il 77enne continuava a procurare ragazze alla setta e, al contempo, le legava maggiormente al gruppo, isolandole dall’esterno. Difficile abbandonare la setta e provare a trovare un lavoro, quando hai tagliato tutti i ponti con amici, conoscenti e famigliari all’esterno. Le adepte diventavano così totalmente dipendenti dalla setta, che, pur dannosa e pericolosa, per loro costituiva il solo sostegno economico e morale.
Stando a quanto riferito dalla giovane che ha denunciato, la setta nasce a metà anni ’80 dalla fusione di due gruppi paralleli. La sede principale è nel Novarese, luogo dove dimora abitualmente ‘il Dottore’ e dove sono avvenuti i fatti più gravi. Dalla sua dimora il 77enne controllava e gestiva tutto in maniera capillare, quasi maniacale, ogni movimento delle adepte, indipendentemente da dove fossero. Le ragazze potevano essere nei tanti alloggi e locali riconducibili alla setta, nel Milanese e nel Pavese, ma, proprio grazie alle sue fedelissime, poteva impartire le direttive da osservare. Nei 30 anni di attività della setta hanno partecipato e ne hanno fatto parte, a vario titolo e con vari ruoli, un numero di persone ancora non ben quantificabile, “ma certamente – è stato riferito in Questura – molto elevato”. I nuovi membri spesso venivano scelti tra persone facoltose. Le ragazze, in genere, venivano scelte in un loro momento di difficoltà o in famiglie con situazioni di disagio. Ma, grazie al centro di psicologhe adepte, chiunque, se scelto come ‘preda’, poteva essere risucchiato nella setta. Le psicologhe intraprendevano, infatti, uno schema di indottrinamento e inclusione, passando da attenzioni e premure sino a un completo lavaggio del cervello delle ragazze. Un’attività, quella della setta, che ha portato nelle vittime danni psicologici notevoli e, in alcuni casi, “una compromissione delle facoltà mentali”. L’ultimo caso di bambine coinvolte, inserite nella setta, risalirebbe al 2010-2011.