“Nuovi poveri”, raddoppiano le persone in difficoltà

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Italiani per lo più con lavori precari o occasionali, persone sole e famiglie, badanti, giovani e pensionati. Sono i nuovi poveri del Covid, persone che, in queste settimane, vivono le mense per i poveri di Novara (quelle della parrocchia del Sacro Cuore, dei frati di S. Nazzaro e della Comunità di S. Egidio). Famiglie che, sino a prima dell’emergenza, arrivavano a fine mese e che ora, senza un’entrata mensile, sono in ginocchio e vanno a formare le lunghe code fuori dalle mense.

Il servizio

Mense che, pur con ovvie difficoltà, hanno deciso di restare aperte e accanto ai più fragili, rimodulando il proprio servizio. Al Sacro Cuore, dove la mensa è aperta dal lunedì al sabato per pranzo, la scelta è stata di preparare il pranzo da asporto, consegnandolo a chi, dalle 11,45, passa in parrocchia. «Una borsa con un primo, un secondo con contorno, formaggio, pane, frutta, acqua – spiega Massimo Salmistraro, volontario della mensa –. Alle famiglie numerose diamo una scatola con più porzioni». Non diversa la scelta a S. Nazzaro, che abitualmente offre la cena dal lunedì al sabato e il pranzo la domenica. «Dal 9 marzo – racconta fra Luca Brescia, responsabile della mensa – abbiamo convertito la mensa in cena e pranzo da asporto. Chi ha bisogno passa da noi tra le 19 e le 19,30 e noi distribuiamo il sacchetto con la cena». Ha mantenuto la modalità mensa, dislocando il servizio in altri due punti della città, S. Egidio. «La mensa di via Dolores Bello, che normalmente ospita 100 persone – spiega Stefano Taverna di S. Egidio – con il distanziamento, non poteva accoglierne oltre 20. Così abbiamo aperto una mensa a S. Agabio, alla Scuola della Pace, e una alla Casa della Solidarietà a S. Andrea. Apriamo alle 17,30. Portiamo poi la cena anche al dormitorio, all’ex Tav. Le mense sono aperte il martedì, giovedì, venerdì e sabato».

I numeri e la tipologia di utenti

Un servizio che denota una crescita degli utenti. In tutte le mense le persone sono quantomeno quasi duplicate. «Al Sacro Cuore – spiega Salmistraro – sono più che raddoppiate. Abbiamo toccato anche le 104 unità. Mediamente vediamo due, tre persone nuove al giorno. Prepariamo dai 65 ai 75 pasti al giorno in borsa e una decina di scatole per le famiglie numerose. Per quel che possiamo ci adeguiamo anche alle necessità alimentari di chi passa. A chiedere aiuto sono badanti, senza lavoro per la perdita dei propri assistiti, pensionati, ma anche molti giovani, tanto italiani quanto stranieri». A S. Nazzaro «siamo passati da 25 a 40 persone – riferisce fra Brescia – Gli utenti crescono ogni giorno: italiani e stranieri, persone sole e famiglie con bimbi, rimaste senza un lavoro. C’è chi chiede solo la borsa della spesa: prima ne distribuivamo una ogni tanto, ora sono 7-8 a settimana». Più che raddoppiati anche gli utenti per S. Egidio: «A S. Andrea – spiegano Taverna e Cristina Ticozzi – sono 50 a sera, a S. Agabio 100 e tra via Dolores Bello e il cibo che portiamo all’ex Tav, dove distribuiamo 70 pasti, altre 100 persone. Complessivamente 250 pasti a ogni cena, 1000 pasti a settimana. L’utenza è soprattutto italiana: al dormitorio abbiamo 50 italiani e 20 stranieri. Tra i nuovi poveri persone con lavori saltuari o precari, che il Covid ha duramente colpito, muratori, ambulanti». Tra le tre mense 2mila i pasti distribuiti.

La solidarietà

A dare una mano, con la donazione di quanto occorre, molti privati. Al Sacro Cuore c’è il panettiere di corso Vercelli che dona 15 filoni di pane al giorno. A San Nazzaro i volontari, che sono tornati ad aiutare i frati. A S. Egidio «è nata una straordinaria gara di solidarietà. Una famiglia si prende cura dell’altra e viceversa – spiega Ticozzi – Sono aumentati i volontari che aiutano. E tra di loro ci sono persone anch’esse in difficoltà, che, piuttosto che stare a casa, vengono alla mensa a dare una mano. La pandemia ha portato ad aiutare chi sta peggio. Chi non può venire in mensa cucina i pasti per le famiglie. Ci sono famiglie musulmane che cucinano i piatti della tradizione per gli utenti musulmani delle mense. Tutti han voluto dare il proprio contributo, chiedendoci cosa potesse servire».