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Difficoltà moltiplicate per i malati più fragili: le voci delle realtà che a Novara gestiscono centri diurni

Alcune attività a Iniziativa Due

Il Covid ha creato difficoltà a tutti. Ancor di più alle realtà che si occupano di fornire servizi fondamentali ai più fragili. Realtà che non hanno mai lasciato soli i propri utenti e che ora stanno preparando, laddove possibile, la riapertura dei centri diurni, chiusi per l’emergenza.
«Abbiamo subito intuito – spiega Silvia Corona Miglio, presidente Anffas Novara – il rischio che lo svolgimento dei servizi offerti avrebbe provocato nei nostri disabili e nelle loro famiglie. La nostra decisione ha anticipato le disposizioni prese poi dalle autorità: chiusura dei centri diurni». Non è stata chiusa ovviamente la struttura residenziale, ma «sono state prese serie precauzioni: nessuna visita dei famigliari, nessun ingresso di volontari, controllo della salute degli operatori e protocolli di servizio». Intuendo i problemi che questo tempo avrebbe creato nella gestione dei disabili in famiglia, l’Anffas ha attivato “Non perdiamoci di vista”, con attività a distanza per gli utenti dei centri diurni. «Ora stiamo concordando con Comune e Asl – aggiunge Corona Miglio – la riapertura del centro diurno, predisponendo una rimodulazione dei servizi, mantenendo ancora alto il controllo della sicurezza. Dovremo ridurre il numero delle persone assistite in presenza e continuare con una progettazione alternativa». L’avvio sarà legato «alla procedura di controllo della salute dei ragazzi dall’Asl con i tamponi, mentre noi ci stiamo attrezzando con i test sierologici. Purtroppo però devo sottolineare che esiste ancora incertezza nella disponibilità delle risorse economiche pubbliche, sia per il periodo di sospensione delle attività sia per il futuro. Forte è stato il sostegno della Fondazione Comunità del Novarese, cui va la nostra gratitudine. La ripresa necessita però di risposte e di una programmazione certa delle risorse da parte degli Enti preposti».

Un’altra realtà che non si è fermata è Iniziativa Due, dal ‘75 accanto ai disabili. «Abbiamo chiuso il centro solo l’8 marzo – spiega il presidenteGianni Bolchini – prima avevamo portato avanti qualche attività con un numero ridotto di ragazzi. Dal 9, data la tipologia di utenti, alcuni gravi e non più giovani, ci siamo organizzati per il servizio a domicilio. Un educatore a casa dell’utente per sostenerlo e seguirlo. Un aiuto fornito a chi vive solo o è seguito da genitori ormai anziani. Abbiamo proseguito così per due settimane. Poi due operatori si sono recati dall’utente, per portarlo fuori casa. Quando si è entrati nella fase 2, siamo passati a due educatori che portavano in passeggiata tre ragazzi alla Madonna del Latte. Ora siamo in contatto con Asl e Comune per capire. Ci devono dire cosa potremo fare. Sappiamo che sarà diverso». Priscila Pasino di Angsa (soggetti autistici): «siamo in attesa di sapere come intervenire. Il distanziamento e altre misure son difficili da garantire per noi al centro diurno, con ragazzi molto fisici. Avremo bisogno di più spazi. Da lunedì riprenderemo comunque alcuni servizi: molto sarà gestito a domicilio». Valentina Piantanida, Casa di Giorno per anziani Don Mercoli: «avremo un Consiglio d’amministrazione venerdì sul come intervenire. Siamo rimasti accanto ai nostri anziani con attività online. Stiamo studiando nuove forme di socialità, nuovi linguaggi».

Monica Curino: