Il cardinale Corti: una guida capace di ascolto, uomo del Vangelo e amico

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Il vescovo Corti con un gruppo di bambini
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Un uomo dell’ascolto, con un grande senso delle relazioni. Un uomo di Chiesa che non temeva le novità e sapeva scuotere gli animi. Mai banale nei suoi discorsi e sempre attento alla vita della sua comunità, ai giovani, alle associazioni, ai più deboli. Sono i tratti con cui il cardinale Renato Corti, vescovo emerito di Novara, è ricordato da chi ha collaborato con lui negli anni che è stato vescovo della nostra Diocesi.
«Corti è stato un uomo del Vangelo – ricorda Daniela Sironi, responsabile della Comunità di S. Egidio –. In lui c’era una grande capacità d’ascolto, di amicizia. Ci siamo trovati in sintonia. Non lo spaventavano le novità: ha sempre spinto tutti ad agire. Con lui sono stata 15 anni in Consiglio pastorale». Un vescovo che dava fiducia. «Come S. Egidio – riprende Sironi – ci ha incoraggiati, affinché crescessimo. Ci ha dato quella fiducia che porta a migliorarti. Molti i progetti insieme: partecipava alla Marcia della Pace».

Leggete il nostro settimanale; GRATIS per tre mesi: scoprite come Un legame proseguito anche quando Corti si trasferì a Rho. «Abbiamo proseguito l’amicizia scrivendoci e scambiandoci qualche libro». Sironi ricorda anche un altro tratto, l’umiltà. «Quella con cui accolse il cardinalato: era il simbolo di una Chiesa senza interessi». Un vescovo tra la
gente: «conosceva tutti. La condivisione era per lui importante. La notizia
della sua scomparsa mi ha molto addolorato e dispiace non poter recarsi a Rho». L’aspetto dell’ascolto ritorna anche nelle parole di don Renzo Cozzi, economo della Diocesi e direttore dell’Ufficio pastorale giovanile durante il
Giubileo del 2000. «Ricordo come tenesse molto alla vita spirituale dei giovani, alla loro formazione – racconta – Preparava tutto con grande cura.
Non faceva mai discorsi banali, stava loro vicino. Li sapeva incontrare a tu per tu. Ricordo gli incontri spirituali dei 18enni. Abbiamo collaborato
molti anni. È lui che mi ha nominato direttore della pastorale giovanile e parroco a Domodossola». Quello che torna alla mente di don Cozzi, e come lui a molti ragazzi dell’epoca, è la Lectio dei giovani. «Corti ha sempre voluto badare alla formazione dei giovani, accompagnandoli, seguendoli. Con loro ha sempre avuto un rapporto positivo. La formazione spirituale dei ragazzi era ciò che più gli premeva. E ricordo ancora oggi come, alla fine dei vari incontri di Lectio, mai si sia sottratto a quei ragazzi che lo avvicinavano per parlargli. Senza problemi si faceva interpellare dai giovani». I giovani, ma anche le associazioni, il rapporto con i laici. A riferirlo è Maria Rizzotti, dell’Azione Cattolica diocesana. «Corti ha sempre mostrato grande vicinanza e apprezzamento per le associazioni. Da
parte sua una grande cura e una grande attenzione. Aveva anche una grande capacità di scuotere, di sollecitare. Un vescovo maestro e pastore. Un suo forte impegno è stato quello della formazione dei laici, con una serie di incontri promossi in Diocesi – spiega – Un’attenzione tenuta anche
dopo che aveva lasciato Novara. Un vescovo dalla spiritualità molto intensa».