«Proponiamo di attivare sin da subito un piano di riavvio, senza aspettare il 18 maggio o peggio il 1° giugno, se vogliamo salvare le Pmi artigiane». Questo l’appello lanciato da Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte, in vista della fase due per le 117mila imprese artigiane del Piemonte con oltre 300mila addetti pronte a riprendere l’attività, ma sulle quali pesano ancora numerose incognite riguardo le linee guida su sicurezza e modalità di svolgimento dell’attività.
«Vi è la necessità di sapere, per tempo, quali potranno essere le prescrizioni e le dotazioni di sicurezza necessarie per una corretta ripresa delle attività – commenta Felici –. Tutti abbiamo il dovere di trovare le formule che consentano di arginare nelle quantità e nel tempo le perdite, ma chi può rispettare le misure di sicurezza, più che il diritto, ha il dovere di riprendere a lavorare per far ripartire il Piemonte, e l’intero Paese, che sta vivendo una crisi economica senza precedenti. Gli artigiani, hanno il dovere di rendere possibile e supportare questa ripartenza in sicurezza».
Il presidente propone di «attivare subito un piano di riavvio, delle attività che già ora con alcuni accorgimenti possono ben conciliare questioni sanitarie e produttive, senza aspettare il 18 o peggio il 1° giugno, se vogliamo tentare di salvare un sistema di micro e piccole imprese costrette a una quarantena prolungata; chiediamo, inoltre, di ricevere quanto prima contributi a fondo perduto per permettere alle imprese artigiane di accendere il motore delle proprie attività”».