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Cura al plasma al Maggiore: risultati positivi

Sono 33, al momento, i donatori selezionati all’ospedale Maggiore di Novara per poter eseguire la cura con il plasma delle persone guarite dall’infezione Covid-19. A rilevarlo, nella tarda mattinata di oggi, martedì 12 maggio, in una conferenza stampa della Regione Piemonte, il dottor Gennaro Mascaro, direttore del Servizio di Medicina Trasfusionale al nosocomio novarese. La cura è sperimentata all’ospedale Maggiore dallo scorso 15 aprile e sta già dando alcuni risultati.

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“Da questi 33 donatori – ha proseguito Mascaro – sono state raccolte 15 unità di plasma, mentre 6 donatori li abbiamo dovuti scartare, perché non rispondevano ai requisiti necessari. Abbiamo quindi avviato il trattamento dei pazienti. Il primo, quello che è rientrato nello studio condotto con il policlinico San Matteo di Pavia (capofila in questo progetto, ndr), ha dato buoni risultati, uscendo dalla rianimazione. Ora, con l’autorizzazione dell’ospedale e del Comitato etico, mantenendo gli stessi criteri dello studio, stiamo seguendo altri tre pazienti a Novara e uno a Verbania, sempre con la cura del plasma. L’esperienza sinora è senz’altro positiva. I risultati – aggiunge Mascaro – ci sono stati e sono stati tangibili. Occorre capire quale sia l’elemento che più favorisce la guarigione. L’idea che non siano solo gli anticorpi ad agire nella fase della guarigione resta. Anche perché si somministrano in genere 600 millilitri di plasma, frazionato in tre aliquote, non quindi una grande quantità. E’ tutto da verificare”. Il dottor Mascaro ha anche espresso apprezzamento per il protocollo torinese, in fase di partenza, che prevede uno studio non solo sul plasma iper-immune, ossia quello che giunge da persone guarite dal Covid-19, ma anche sul plasma da solo.

“Noi – ha aggiunto ancora – siamo partiti con la sperimentazione del plasma iper-immune con Pavia. Un’idea cui avevamo pensato già a marzo. Volevamo predisporre un nostro protocollo, ma, vedendo che già c’era quello di Pavia, è risultato più comodo agire con loro. Il paziente convalescente viene valutato, noi valutiamo la quantità di anticorpo presente nel plasma”. Il dottor Francesco Della Corte, direttore della Struttura di Anestesia e rianimazione a Novara: “Da quando c’è stata l’emergenza in Rianimazione abbiamo avuto 90 pazienti e, sempre in questi due mesi, oltre 200 in sub-intensiva. Questi sono i due luoghi con pazienti più idonei alla cura del plasma iper-immune. Sinora abbiamo trattato solo 4 casi, ma in due (altri due son in infusione) i risultati sono stati sorprendenti. Un paziente, complicato anche da altre patologie infettive, ha registrato grandi risultati. La stessa situazione si è avuta anche con un’altra signora: tutti pazienti tra i 55 e i 60 anni, per cui abbiamo visto un’ottima evoluzione. Nel giro di due, tre giorni hanno risolto il problema che li teneva al ventilatore automatico e non abbiamo riscontrato alcun effetto collaterale che ci potesse preoccupare. Certo occorre grande cautela, ma, visto che questa cura è stata usata anche ai tempi della spagnola e ancora nella Sars e nella Mers, con buoni risultati, ritengo valga la pena continuare”.

Come si ricorderà il plasma prelevato dal primo donatore e trasfuso a una persona che era in terapia intensiva al Maggiore ha funzionato fin dalla prima trasfusione e il paziente è potuto uscire dalla Rianimazione. La sperimentazione segue un protocollo pensato al policlinico ‘San Matteo’ di Pavia e vede coinvolti il Servizio di medicina trasfusionale, diretto dal dottor Gennaro Mascaro, la Direzione medica (in particolare il dottor Philippe Caimmi) e la Struttura di anestesia e rianimazione diretta dal professor Francesco Della Corte.

Intanto il consigliere regionale Domenico Rossi interviene sui test sierologici. “L’assalto ai centri di ricerca e ai laboratori privati per i test sierologici devono far riflettere su quanto l’epidemia abbia colpito in profondità i piemontesi. La Regione – sottolinea Rossi – dia prova di saper gestire la situazione”. Rossi, vicepresidente della Commissione Sanità in Regione Piemonte, ha voluto commentare così le notizie sul boom di richieste di prenotazione per i test. I test sierologici, per Rossi, risulteranno utili solo se inseriti in un piano epidemiologico regionale.

Monica Curino: