Sono stati 85 i nuclei familiari di Pombia, in difficoltà per il blocco delle attività lavorative causa Covid, destinatari dell’ “operazione pacchi”. Quando il Governo ha stanziato i fondi per l’assistenza diretta ai cittadini in situazione di bisogno, il Comune ha fatto una scelta precisa: quella di fornire direttamente aiuti alimentari, attraverso dei pacchi con generi di prima necessità, composti in loco pensando alle esigenze delle famiglie medie. Il contenuto è stato acquistato da un’importante azienda piemontese della distribuzione, Globalpesca, il che ha permesso di ottenere migliori prezzi (e quindi maggiori quantità) e modulare meglio il contenuto dei pacchi.
Spiega il vicesindaco, Nicola Arlunno: «In prima battuta abbiamo consegnato dei pacchi – dai 25 ai 55 kg ciascuno – con i generi “di base”, alimenti durevoli e prodotti per l’igiene. Nella seconda settimana abbiamo aggiunto dei buoni spesa (50 euro) per acquisti di generi alimentari e sanitari, per famiglie in particolari condizioni di difficoltà, e nella terza abbiamo consegnato altri buoni spesa (da 15 euro a persona) per soggetti che richiedevano maggiore attenzione. In totale, 85 nuclei familiari hanno beneficiato dei pacchi alimentari, e 37 dei buoni spesa: siamo riusciti ad aiutare 283 concittadini e prossimamente, con i fondi delle donazioni di pombiesi che stiamo raccogliendo su un conto appositamente aperto, procederemo a nuovi acquisti poiché, purtroppo, l’emergenza non cesserà all’improvviso».
A confermare l’apprezzamento delle famiglie per questa forma di sostegno, sono state segnalate agli uffici nuove richieste di pacchi alimentari anziché di buoni spesa, in controtendenza rispetto agli altri comuni.
Anche a Pombia la Protezione civile comunale ha distribuito le mascherine fornite dalla Regione, destinate alle famiglie del paese: i pombiesi avevano già ricevuto, in piena emergenza, una prima dotazione di quelle “fai da te” opera di un gruppo di volontarie: «Come Comune, nella fase di “lockdown” abbiamo ritenuto di non procedere all’acquisto di mascherine – spiega Arlunno – per puntare maggiormente sulla regola “restiamo a casa”. Abbiamo parallelamente fornito un servizio di consegna della spesa, di farmaci e per altre necessità. Quando però un gruppo di sarte si è messo all’opera, arrivando a produrne 929 – una per famiglia – lo abbiamo supportato e abbiamo provveduto alla distribuzione. È stato un bel momento di collaborazione da parte di tutti, da chi ha donato la stoffa a chi ha coordinato l’operazione».