La crisi Covid colpisce gli agriturismi. Per Coldiretti il settore segna, in Piemonte, molti danni, con attività ferme da mesi.
Giovanni Cusaro, titolare del Vignarello di Tornaco: «disponiamo di camere e ristorante e le prime avvisaglie le abbiamo avute a febbraio, con due banchetti annullati per il 29. Poi, marzo, da quando c’è stato il decreto, aprile e maggio, abbiamo registrato disdette sia per le camere, sia per la ristorazione». Una riduzione, commenta Cusaro, «del 98-99%. Anche quando finirà il lockdown, i matrimoni attesi per giugno e luglio sono stati spostati a ottobre, novembre o anche al 2021».
L’agriturismo, intanto, ha portato avanti la vendita dei propri prodotti, confetture, riso e succhi di frutta.
Leggete il nostro settimanale; GRATIS per tre mesi: scoprite come
«Da qualche giorno poi proponiamo piatti sia da consegna come delivery sia da asporto, ma non siamo in centro a Novara o a Vigevano ed è difficile che la gente venga qui». E per la riapertura? «Abbiamo già attivato la cartellonistica informativa sia per i dipendenti sia per gli avventori con norme rigorose – spiega Cusaro – Non so quanta gente vorrà andare al ristorante. Noi abbiamo molto spazio: abbiamo ridotto la capienza del 30%, quindi problemi non ci sono, ma sarà duro arrivare ai 100-120 coperti del 2019. All’ingresso abbiamo il termoscanner e io do le indicazioni ai dipendenti. È un disastro, sia per il contingente, sia per il futuro. La sola fortuna, penso, è che la gente, con pochi soldi, dovrebbe restare in zona. Abbiamo 30mila mq e ci stiamo attivando per fare l’orto, il giardino e creare zone picnic dove le persone possano stare nel rispetto delle norme».
Non diversa la situazione a Il Cavenago di Ghemme, della famiglia Martinoli. «L’attività, sia per ristorazione sia per camere – spiegano – è ferma. L’ultima volta abbiamo lavorato l’8 marzo. L’attività resterà chiusa, si pensa, sino a inizio giugno. Non facciamo l’asporto – aggiungono – perché il nostro genere di cucina non si presta. Maggio era pieno per le cerimonie, ma tutto è saltato». Anche a Ghemme si punta all’azienda agricola, «che abbiamo subito incrementato: si lavora con la produzione di ortaggi e frutta». E il dopo? «La struttura offriva 60 posti, con le nuove normative, a stima, ne avremo 25, con più ‘contro’ che ‘pro’. Attendiamo di conoscere quali saranno i dispositivi da adottare per la sicurezza».
Maria Rosa Fagnoni, presidente Atl Novara: «l’agriturismo è un patrimonio del territorio italiano, così come del Novarese, perché si dà valore ai lavori della tradizione agricola, portata in tavola. Va risolto questo stato d’incertezza per ridare nuovo respiro alla tradizione dell’enogastronomia e dei prodotti tipici italiani».