Piemonte malato d’Italia. È questo lo spirito (e spesso anche la lettera) dei titoli che ricorrono in questi ultimi giorni quando si parla di Coronavirus. La nostra regione è, infatti, la più problematica quando si vanno a verificare incrementi percentuali dei contagi, curve e trend. Ma in realtà, come ha ammesso Ferruccio Fazio, capo della task force voluta dal presidente Alberto Cirio per traghettare il territorio fuori dall’emergenza, la situazione è fortemente differenziata sulla regione: molto problematica in aree come Astigiano, Alessandrino, Torino e cintura, meno in altre zone come la provincia di Novara e quella del Vco. A certificare che in regione sussistono degli “strati” di diffusione del virus come li ha definiti lo stesso Fazio, sono i dati percentuali dell’ultima settimana.
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Il Novarese, ad esempio, è passato da 2203 del 25 aprile a 2369 contagiati totali dei dati di ieri, con un aumento totale del 7,5%, in rallentamento rispetto all’aumento del 13% fatto segnare la settimana precedente che a sua volta era poco meno della metà del +25% che era stato registrato nella settimana terminata il 18 aprile. Come dire che la percentuale di diffusione del contagio in provincia di Novara si è ridotta di circa un terzo in tre settimane.
Se si va a fare un confronto con la regione i dati sono ben peggiori, specialmente in queste ultime due settimane. Infatti se nella settimana che va dall’11 al 18 aprile il Piemonte aveva fatto un +27,3% contro il +25% di Novara, la regione ha fatto passi avanti molto più modesti rispetto al novarese: +19,6% tra il 18 e il 25 aprile e poi +11,2% tra il 25 aprile e il 2 maggio. Sull’arco delle ultime tre settimane Novara ha fatto segnare il 53% di contagi in più, il Piemonte il 69,5% in più.
Se si guarda ai deceduti per Coronavirus, un dato (tristemente) più affidabile per misurare la gravità del contagio rispetto ai nuovi positivi, Novara continua a fare meglio del resto della regione. In provincia si è passati da 246 a 264 nel corso dell’ultima settimana (+ 7,3%) mentre in Piemonte si è andati globalmente da 2803 a 3144 (+12,1%). Se si fa il confronto sulle ultime tre settimane a Novara si segnala un +55,2% dei morti contro un +86,1 del Piemonte.
In Piemonte ci sono alcune province come Asti e Alessandria dove il Coronavirus continua a trovare carburante per crescere. Nell’astigiano dal’11 al aprile al 2 maggio i contagiati sono cresciuti del 116% e i decessi del 109%, ad Alessandria i contagi sono aumentati del 61,9% e i decessi del 74,4%. Durante l’ultima settimana l’aumento dei contagi per la provincia di Asti è stata del 16.7%, in quella di Alessandria del 12,4%
Sulle ragioni di questa disparità si possono solo fare delle ipotesi. Una di queste è che Novara sia avanti nel contenimento della malattia per effetto di misure più restrittive imposte qualche giorno prima di quelle che hanno interessato il resto del Piemonte. Una conferma sembra giungere anche dall’andamento di contagio e deceduti del Vco che ha applicato misure di contenimento identiche sia nelle modalità che nei tempi al novarese ha un andamento molto simile a quello della provincia di Novara. Si può anche supporre che il contesto urbano di Torino e cintura abbia maggiormente favorito la diffusione del virus, così come accaduto per Asti e Alessandria (dove le misure restrittive sono partite contemporaneamente a quelle di Novara) per un situazione epidemiologicamente e anagraficamente peggiore (si tratta di due province molto “anziane”) e un tracciamento dei positivi peggiore.
Nelle immagini qui sopra, tratte da Scienza in Rete, vediamo il trend grafico di nuovi casi per mille abitanti del novarese a confronto con quello del resto delle province del Piemonte
Sotto diversi profili, in ogni caso, Novara appare nella evoluzione del virus sempre più come una sorta di provincia lombarda. Si si vanno a guardare i dati medi della vicina regione si vede come il progresso del virus nel corso dell’ultima settimana è stato pari al +6,9% (Novara come detto +7,5%) e dei morti sempre del +6,9% (Novara: +7,3%)
Nei prossimi giorni, quando partirà la cosiddetta fase due, è possibile che i contagi tornino a crescere anche l’aumento, si spera modesto, nella popolazione generale possa essere mitigata dal calo dei positivi. In particolare molti di loro attendono i tamponi che dovrebbero confermare la fine della malattia. È questo il caso di tanti ospiti nelle case di riposo e dei dipendenti delle RSA, molti di questi ultimi assolutamente asintomatici, che hanno contribuito ad ingigantire il numero di positivi in provincia. Ad oggi sappiamo che circa il 40% dei malati di coronavirus i provincia, secondo i dati diffusi dalla regione, è nelle residenze per anziani; contenere e ridurre il virus in queste situazioni potrebbe condurre presto al un dato di R(t), il fattore che verifica il livello di contagiosità di una malattia infettiva, vicino a zero, la precondizione per una nuova normalità.