Don Enrico Manzini: «Con don Luca le borse per i poveri. Poi le telefonate ai fedeli»

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La chiesa parrocchiale di S. Antonio
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Abbiamo sentito la voce di alcuni sacerdoti della nostra Diocesi in questo particolare momento: i legami della comunità che non si sciolgono.

Di seguito l’intervista a don Enrico Manzini, parroco di S. Antonio a Novara.

«Viviamo queste settimane di isolamento come vita monastica, io e il coadiutore. Svolgiamo insieme le pratiche di pietà e cerchiamo comunque, grazie alla tecnologia, di raggiungere i nostri parrocchiani». A raccontare questo insolito periodo di isolamento legato all’emergenza sanitaria è don Enrico Manzini, parroco di S. Antonio, a Novara. Con lui, in parrocchia, il coadiutore, don Luca Favero. «Per quanto riguarda il Centro d’ascolto – spiega don Manzini – i volontari non vengono e le borse per i più poveri le prepariamo io e don Luca. Don Luca, poi, si occupa della distribuzione. È il coadiutore – aggiunge il parroco – a occuparsi, con computer e cellulare, di tenere i contatti con i più giovani. Con l’aiuto della tecnologia li segue e svolge anche, sempre grazie a internet, incontri di gruppo». La tecnologia aiuta anche nella preghiera famigliare. «Grazie a e-mail e Whatsapp – aggiunge don Manzini – riusciamo a inviare tutte le domeniche ai nostri parrocchiani un commento della messa con una forma di preghiera da condurre in famiglia. Un contatto che prima avevamo anche con i ragazzi per le iniziative quaresimali. L’intento è quello di mantenere i contatti anche a maggio, pur se non credo riusciremo a fare come gli altri anni, quando andavamo per le case a recitare il rosario». C’è poi l’impegno più difficile: stare accanto a chi ha perso un famigliare. «Benediciamo i molti defunti che ci portano. Ho anche contattato le famiglie telefonicamente. Tutti vivono queste settimane con angoscia e paura. Attendiamo di conoscere quello che potremo fare nelle prossime settimane. Non facciamo streaming delle messe, perché sappiamo che c’è già quella del vescovo in diretta ogni domenica, come anche l’incontro che svolge ogni sera». Il contatto comunque c’è: «molti ci telefonano per sapere come stiamo. I parrocchiani sono nelle nostre preghiere»