Valsesia: ripartenza del tessile, Reggiani è ottimista

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Le industrie tessili della Valsesia tirano un sospiro di sollievo per la riapertura che arriverà il prossimo 4 maggio. Appena in tempo per mettersi al lavoro per le produzioni destinate al mondo della moda. È questo il caso di Reggiani Spa, l’azienda di Varallo Sesia creata nel 1973 da Attilio Reggiani, che produce tessuti elasticizzati di alta qualità ed è ai vertici del settore moda donna, collaborando con le aziende più prestigiose e l’haute couture internazionale. «Nonostante il fermo per la pandemia, la stagione si è presentata abbastanza buona, con ordini importanti sia dalla Cina sia dagli Stati Uniti – spiega Reggiani –. Le date annunciate per la riapertura, sono state più volte spostate, non è facile restare in balia di questa disorganizzazione ma sono comunque ottimista». Secondo l’imprenditore, con la tanto attesa ripartenza, «ci sarà lavoro buono per tutti: dopo questo periodo così tragico, la gente avrà desiderio di uscire, fare un po’ di festa e anche di comprarsi un bel vestito». L’azienda tessile, che conta 150 dipendenti e ha una capacità produttiva di circa tre milioni di metri all’anno, è chiusa dal mese di marzo: inizialmente il personale ha usufruito delle ferie arretrate, mentre da aprile quasi tutti i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione. «Gli uffici commerciali sono rimasti aperti per mantenere i contatti con i clienti e rassicurarli che i loro ordini verranno realizzati – sottolinea Reggiani –. Si tratta di operatori del mondo della moda che fanno grandi investimenti e quindi dobbiamo garantire l’assoluta puntualità: lavoreremo anche la notte e la domenica». «Se partiamo subito, garantendo condizioni di lavoro di massima sicurezza, ce la possiamo ancora fare, ma se andiamo oltre, rischiamo di perdere i clienti e ci vogliono anni per conquistarli» aggiunge. Sul fronte della sicurezza, Reggiani sottolinea che gli spazi interni negli stabilimenti e la tipologia di lavorazione, garantiscono distanziamenti molto superiori a quelle previsti dalle normative: «un operaio arriva a controllare fino a 14 macchine, lavorando a distanza di ben oltre dieci metri; i turni di lavoro sono stati sfalsati in modo da evitare assembramenti e all’ingresso viene eseguito il controllo della temperatura; in mensa l’ingresso è contigentato al massimo a otto dieci persone distribuite su tavoli molto distanziati» conclude Reggiani, assicurando che l’azienda è pronta alla ripresa. Riguardo agli aiuti al mondo delle imprese per affrontare le conseguenze economiche della pandemia, Reggiani commenta: «ho sentito parlare di tanti di quei miliardi: mi auguro che tutte le misure che hanno annunciato vadano a buon fine perché ci sono aziende che ne hanno un gran bisogno». Claudio Andrea Kl