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A Romagnano Sesia il 1° maggio è stato celebrato in forma ristretta. Stamattina il sindaco Alessandro Carini, Carlo Innaciotti per la Cisl e Giovanni Lo Grasso per la Cgil) si sono ritrovati per la deposizione dei fiori alla lapide del comunista Giuseppe Giustina, ucciso nel 1922 dai fascisti, e al monumento dei Caduti. Il momento di celebrazione è stato trasmesso sui social in diretta.
Il primo cittadino, nel suo intervento ha ricordato gli articoli 1 e 4 della Carta costituzionale, sottolineando come sia «difficile oggi celebrare la Festa del lavoro, visto che a rischio è proprio il lavoro stesso. Mai come oggi sentiamo lontani gli articoli 1 e art 4. Quello che stiamo vivendo – ha sottolineato – è un tempo di sofferenza, ma come ho detto più volte non dobbiamo farci prendere dalla paura e desolazione, ma dobbiamo trovare iniziative innovative che infondano un’aria vitale, per una rinascita ad ogni livello economico e sociale come è stato per il boom economico italiano nel dopo guerra».
Il sindaco ha sottolineato come tutti i settori dell’economia, dalle grandi alle piccole aziende, dal turismo alla cultura, dalla ristorazione all’artigianato e il piccolo commercio sono messi completamente a dura prova e in ginocchio.«Per questo oggi non possiamo dire che festeggiamo il lavoro, ma dobbiamo impegnarci a trovare la spinta che abbiamo bisogno per ripartire non lasciandoci vincere dallo scoraggiamento, pessimismo e rassegnazione. Nessuno vuole essere assistito, ma vogliamo essere sostenuti, aiutati a ripartire. Vogliamo che si creino le “condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro” come recita l’articolo 4 della Costituzione».
Per trovare questa nuova vitalità, secondo Carini «dobbiamo essere tutti protagonisti, uscendo dalle dispute o posizione ideologiche, e collaborare agendo in modo nuovo, nonostante dobbiamo essere tutti coscienti che i tempi della ripresa saranno lunghi».Infine ha rivolto un pensiero ai lavoratori: «permettetemi in questo giorno di ringraziare tutte le persone che in questi giorni non si sono tirati indietro e hanno anche perso la vita sul lavoro per soccorrerci e prestare aiuto o consolazione. Lo dobbiamo anche a loro nel trovare le forze giuste per ripartire. Dobbiamo far si che l’Italia diventi veramente una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (articolo 1) e riconosca a tutti i cittadini il diritto al lavoro (articolo 4)».