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Don Gianni Remogna e don Domenico Guala: accanto alle comunità con l’aiuto concreto e vicinanza

Abbiamo sentito la voce di alcuni sacerdoti della nostra Diocesi in questo particolare momento: i legami della comunità che non si sciolgono.

Di seguito l’intervista a don Gianni Remogna, parroco di Romagnano e don Domenico Guala parroco di Scopa.

A Romagnano, il parroco don Gianni Remogna in questi giorni di “quarantena” per il Covid-19 prosegue nel suo impegno al servizio della comunità. Con la Caritas parrocchiale si è infatti fatto portavoce di un progetto di solidarietà a beneficio delle famiglie più bisognose, attraverso la distribuzione di alimenti di lunga conservazione e beni di prima necessità. In collaborazione con il Comune e la Protezione civile è stata inoltre organizzata la distribuzione di questi prodotti direttamente nelle case. «Nel corso dell’anno eravamo soliti assistere una cinquantina di famiglie – ha illustrato il sacerdote – ma in questo ultimo periodo le richieste sono decisamente aumentate, con nuove situazioni di povertà». Grazie all’ausilio delle moderne tecnologie don Remogna celebra inoltre quotidianamente le messe alle 17 in streaming, trasmesse poi sulla pagina Facebook della Parrocchia. «Ho trovato particolarmente utile anche l’utilizzo di Whatsapp – ha proseguito – per non interrompere il contatto con i miei parrocchiani, oltre naturalmente ai colloqui telefonici sempre preziosi. Anche le attività dell’oratorio sono state sostituite da video incontri. In questi momenti particolari, come ci ha insegnato Gesù che non di solo pane vive l’uomo, occorre tutelare l’aspetto spirituale delle persone: ritengo infatti che con le dovute precauzioni si potrebbero seguire anche le celebrazioni in chiesa». Anche il parroco di Scopa don Domenico Guala in questo periodo caratterizzato dall’emergenza sanitaria ha sempre cercato di non interrompere il rapporto con la sua comunità. «La mia modalità di vicinanza ai parrocchiani è stata quella tradizionale – ha evidenziato – con la celebrazione della santa messa, rigorosamente a porte chiuse, nella chiesa parrocchiale, che è sempre stata un punto di riferimento importante per il paese. Non ho potuto invece arrivare a Piode, Rassa e Balmuccia a causa delle restrizioni, anche se nel limite del possibile ho sempre cercato di contattare telefonicamente le persone più anziane e chi è in difficoltà. Sono rimasto particolarmente colpito dalle dimostrazioni di affetto che, anche se a distanza, mi sono pervenute dai miei parrocchiani. Quest’anno per me tra l’altro ricorre un anniversario molto importante: i 40 anni di parrocchia a Scopa, un traguardo che mi sprona a restare sempre più vicino alla gente. Nel mio impegno pastorale ho cercato di occuparmi, più che delle nuove tecnologie della comunicazione, di azioni concrete al servizio delle nostre chiese parrocchiali che necessitano sempre di una costante attenzione». Ba

Barbara Paltro: