Abbiamo sentito la voce di alcuni sacerdoti della nostra Diocesi in questo particolare momento: i legami della comunità che non si sciolgono.
Di seguito l’intervista a don Claudio Leonardi parroco di Arona.
Leggete il nostro settimanale;GRATIS per tre mesi: scoprite come
«Il silenzio sul lungolago e la città vuota mi ricordano in ogni momento il desiderio, di tutta la comunità e anche mio, di ritornare a vivere una vita serena, non importa se con o senza mascherina, e di rivedere Arona caratterizzata di nuovo dalla sua grande vitalità». Per il parroco di Arona don Claudio Leonardi, questo periodo di emergenza sanitaria per il Coronavirus è stato scandito dalla preghiera e dai colloqui con i fedeli, le famiglie e gli operatori pastorali della comunità cristiana. «Ho sentito, soprattutto in queste ultime settimane, crescere il desiderio di un ritorno a una vita serena e la consapevolezza di non poter organizzare la ripresa con leggerezza», spiega don Claudio Leonardi. L’impegno è quello di cercare di farsi prossimi alle persone «prima di tutto con la preghiera», commenta il parroco. Sulla pagina Facebook della parrocchia di Arona, “Parrocchia Natività di Maria Vergine – Arona” vengono condivise in streaming e tramite Blu Radio le Messe festive celebrate nella chiesa parrocchiale e, quotidianamente dalla cappella dell’Oratorio San Carlo con il coadiutore don Gianluca De Marco. Ma la prossimità si esprime anche attraverso la solidarietà, «attraverso la distribuzione delle borse della spesa a chi si trova in situazioni di disagio economico e ha bisogno di un sostegno concreto e la disponibilità del punto salute, mai venute meno, nel rispetto delle regole e delle norme igienico-sanitarie» e con un’attenzione particolare alle relazioni personali, «rispondendo alla necessità di conforto e consolazione da parte di chi sta vivendo momenti di difficoltà e di solitudine, per chi ha dovuto affrontare un lutto» e dall’ascolto delle famiglie, «in particolare, di chi si sta occupando dei ragazzi e i bambini in casa ormai da tanto tempo e della loro istruzione, e di coloro che hanno attività nell’ambito della ristorazione e del turismo – e sono tanti qui ad Arona – e stanno pensando con preoccupazione e speranza alla fase 2, a quando le piazze torneranno ad essere abitate dai giovani e sul lungolago non ci sarà più questo strano silenzio cui non siamo proprio abituati».