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L’ultimo saluto a don Aldo: sacerdote, professore e giornalista

Nella mattina di oggi il vescovo Franco Giulio con il vicario generale don Fausto Cossalter e alcuni confratelli ha dato l’ultimo saluto al cimitero di Bellinzago,  a don Aldo Ticozzi mancato lo scorso venerdì 24 aprile.

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Dopo il ricordo delle monache benedettine del monastero di Ghiffa – dove don Aldo era cappellano dal 2013 – e quello del vicario per il clero e la vita consacrata don Gianluigi Cerutti, con due sacerdoti suoi ex alunni (riportati integralmente su diocesinovara.it) pubblichiamo di seguito un profilo del nostro collaboratore Simone Dulio, che proprio con don Aldo ha collaborato nella redazione del Sempione.

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Il suono delle campane ha segnato, nella mattinata di lunedì 27, il passaggio per Arona della salma di don Aldo Ticozzi verso l’ultima dimora, nella natia Bellinzago. Così il campanile della Collegiata, il cui restauro è stato una delle opere di don Aldo nei primi anni aronesi, ha espresso il saluto e il cordoglio della comunità che lo ha avuto come arciprete per tredici anni, dal novembre 2000 al settembre 2013.

Nei primi tempi il suo carattere schivo e riservato creò in molti che lo frequentavano superficialmente l’impressione di una sorta di distacco, che però svaniva subito appena ci si sforzasse di aprire un dialogo. Allora uscivano la sua disponibilità, la cordialità sincera ed il suo spirito ironico nato dalla grande intelligenza, dalla capacità di sorridere prima di tutto di sé stesso. Pian piano iniziò a farsi capire, in molti videro e apprezzarono quanto nascondeva dietro l’apparente distacco.

Quando, sapendo dei lunghi anni trascorsi nell’insegnamento, il direttivo dell’Unitre pensò di chiedergli delle lezioni di letteratura italiana, la sua risposta fu perfettamente in stile: si schermì all’inverosimile, dicendosi inadatto, mentre generazioni di studenti ricordavano l’esatto contrario. Iniziò con la Divina commedia: fu un successo. Gli “studenti” si passavano parola aumentando lezione dopo lezione, stupiti di poter avvicinare con quella facilità un argomento non semplicissimo e anche, va detto, di scoprire che il parroco serio e posato fosse così brillante proprio dalla cattedra. Sempre premettendo «ma non sono ancora stufi?», non poté sottrarsi a nuovi cicli di lezioni che si ampliarono ad altri autori ed epoche.

Era veramente – da lassù apprezzerà la citazione – la dimostrazione che “non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso”, ossia che è inutile comprendere senza poi ricordare. E la sua memoria era davvero fenomenale (sembrava conoscere a memoria non solo Dante, ma anche i Promessi sposi, che citava al momento e con il riferimento esatto) sia che si parlasse di Scritture che di vita dei santi o di autori dell’Ottocento. Né si limitava alla letteratura: nei numerosi viaggi organizzati con la parrocchia, alla sera “rinforzava” quanto detto dalla guida con chiacchierate dense di riferimenti alla storia, alla letteratura, alle tradizioni dei popoli, che permettono di capire l’espressione artistica a 360°.

La redazione del Sempione, per la sua collocazione, è sempre stata il crocevia di arcipreti (e non) per i quali le due stanze al piano terra sono state un punto di riferimento: così è stato per don Ticozzi. Al posto delle “dieci righe, non di più!” che ci sembrava di estorcergli, a suon di picchiettio sulla tastiera ne consegnava 40, di quelle che in gergo si chiamano “non tagliabili” per l’essenzialità, la chiarezza, consegnate con l’immancabile «Ecco il mio fondamentale contributo alla storia del giornalismo». Lo abbiamo scritto al suo congedo da parroco, lo ripetiamo oggi: don Aldo aveva una rara capacità di sintesi e di racconto, sia nel riassumere un incontro culturale, illustrare lavori o restauri necessari nei vari edifici parrocchiali, o ricordare una delle figure della comunità che ci hanno lasciato negli anni. Quando invece non doveva scrivere (“Meglio!”, commentava) iniziavano lunghe chiacchierate sui fatti del momento, su conoscenze comuni, accenni alla storia e alla letteratura, aneddoti…

Solo la salute, mai ottimale, divenne un limite alla sua attività. E quando decise di rinunciare alla parrocchia, accettò anche le critiche di chi lo credeva “stufo” della vita ad Arona, senza rivelare il motivo per il quale sentiva venuto il momento di lasciare. Crediamo che più di uno, al suono delle campane che nel 2003 tornarono a farsi sentire anche grazie al suo intervento, possa ricordare don Aldo con affetto e gratitudine.

Simone Dulio

Andrea Gilardoni: