Da diversi anni la Comunità di Sant’Egidio è presente in maniera del tutto gratuita nella casa circondariale di Novara, dove porta avanti visite e frequenti colloqui con i detenuti, soprattutto quelli più poveri, più soli e più lontani dalle loro famiglie. Alcuni esprimono necessità materiali, altri soffrono particolarmente il peso dell’isolamento e desiderano condividere con qualcuno preoccupazioni, pensieri, attese, sogni. Tutti, comunque,
hanno bisogno di ritrovare le ragioni della speranza e di guardare con fiducia al futuro. Per questo accolgono con gioia l’aiuto concreto della Comunità diretta da Daniela Sironi (dalle distribuzioni di indumenti a quella di occhiali e libri), le iniziative culturali, le occasioni di incontro e di festa, l’ormai tradizionale pranzo di Natale, che la Comunità allestisce ogni anno nella tensostruttura interna al carcere.
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Dai primi di marzo, quando, in seguito al diffondersi del contagio del Coronavirus, è stato precluso ai familiari e ai volontari l’accesso in carcere, la Comunità di S. Egidio ha cercato modi alternativi per esprimere vicinanza e sostegno ai detenuti: dalla donazione di piccole somme di denaro per permettere ai detenuti più indigenti di telefonare ai propri cari, alla distribuzione di alcuni generi alimentari, dall’invio di lettere per esprimere vicinanza e conforto a chi sta affrontando un momento così difficile, nell’incertezza e nella paura.
Venerdì 10 aprile, anche grazie al prezioso contributo della Fondazione Comunità del Novarese, è stata effettuata una distribuzione di mascherine, buste da lettera, francobolli e prodotti per l’igiene personale a tutti i detenuti delle sezioni ordinarie del carcere. Inoltre, sempre in questo mese di aprile, è stato firmato dalla direttrice del carcere, Rosalia Marino, e da Daniela Sironi, presidente della Comunità di Sant’Egidio Piemonte Onlus, un protocollo d’intesa. L’accordo, di durata triennale, non fa che consolidare quella stretta collaborazione che già si è avviata in questi anni fra le due realtà. Il protocollo consentirà ai volontari della Comunità di Sant’Egidio di “effettuare colloqui personali e attività di sostegno materiale e spirituale ai detenuti, realizzare iniziative culturali e inter-religiose, laboratori di pace sui temi della convivenza e dell’integrazione, attività artistiche, manuali e musicali, in una prospettiva di reinserimento”. Inoltre, dopo attenta valutazione, potrà essere offerta ad alcuni detenuti l’opportunità di svolgere attività di volontariato e servizi di pubblica utilità presso strutture di assistenza e aiuto in città. Verrà favorito l’accesso in carcere a mediatori interculturali, che “a titolo gratuito – si legge nel protocollo – aiutino i detenuti a mantenere legami significativi con le comunità di appartenenza e a vivere la libertà religiosa” .
L’accordo fa seguito ad analoghe convenzioni stipulate dalla Comunità di Sant’Egidio in altre regioni e città italiane. La stretta sinergia fra gli istituti carcerari e Sant’Egidio punta ad abbattere quel muro di separazione che ancora troppo spesso separa il carcere dal mondo esterno e intende “richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica – spiegano da S. Egidio – sul valore riabilitativo e rieducativo della pena, così chiaramente espresso nella nostra Costituzione. Non solo: occorre far crescere intorno a
noi, nelle nostre città, una nuova sensibilità, più solidale e aperta alle necessità dei poveri, anche di quelli “invisibili”, relegati nelle carceri”.