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Vespri danteschi al Faraggiana, Giagnoni: «una comunità teatrale narrante»

Lucilla Giagnoni in teatro per i "Vespri danteschi"

Da qualche giorno, per il prorogarsi della chiusura di cinema e teatri per l’emergenza sanitaria, al teatro Faraggiana si è usciti dall’Inferno e ci si è addentrati nella lettura del Purgatorio. Prosegue l’esperimento, riuscitissimo, dei “Vespri danteschi”, di e con Lucilla Giagnoni. Una nuova produzione del teatro, che, in diretta streaming, dà appuntamento al pubblico ogni giorno, alle 18,30, sul canale YouTube di Lucilla Giagnoni. Sul palco, in un teatro privo della sua essenza, privo cioè del pubblico, l’attrice e direttrice artistica del Faraggiana. Un viaggio avviato il 13 marzo con la lettura dell’Inferno e che, ora, dal 16 aprile, ci porta nel Purgatorio, «provando – si legge sulla pagina Facebook del teatro – a “riveder le stelle…”».

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All’ora del tramonto, dunque, «in quel passaggio – spiegava Giagnoni nel presentare l’iniziativa a marzo – dolcissimo dalla luce al buio, che, nella liturgia, ha il nome di vespro. La sera».

Un’esperienza, quella dei “Vespri danteschi”, molto positiva. «Ciò che più mi fa piacere – commenta Giagnoni – è che si è creata una comunità di persone che attendono le 18,30 e che, per 10 minuti, si fermano e stanno in silenzio meditativo davanti al pc, guardando i Vespri. Io li vedo chattare tra loro. Si salutano, si presentano. È come se si sedessero: prima c’è il silenzio, poi i commenti. Qualcosa di molto bello. Dà l’idea di quello che, forse, potremmo diventare in un futuro se ci saranno dei vincoli. Una comunità teatrale narrante. L’essere privati della vicinanza, che è insostituibile, in questa fase viene un po’ colmato da una maggiore vicinanza comunicativa». A teatro si parla a due a due, in internet si crea una rete. «Diventa più comunitario – spiega l’attrice – l’atto della comunicazione. E’ qualcosa di unico, che potrebbe essere sviluppato». Si è formata una comunità viva e molto partecipativa. «Nel corso della serata si giunge anche a 400-500 persone che guardano la lettura del canto. Ci sono alcune visualizzazioni di canti – aggiunge Giagnoni – che hanno superato le 8mila visualizzazioni. In tutto sono oltre 40mila». Sono dati che vanno letti alla luce del ricreare l’ambiente teatrale, «non di qualcosa legato a internet. Non è questa la natura dei Vespri. Certamente stiamo avendo numeri che, in uno spazio teatrale, non sarebbero raggiungibili. Certo non è la durata di due ore di uno spettacolo, ma anche gli spettacoli online, perché è tutto un collegarsi, hanno registrato numeri importanti». I “Vespri” «li eseguo anche per me. Un impegno che prevede tre ore di studio di Dante ogni giorno. Non avevo velleità che questo gesto fosse così visto. L’idea era quella di tenere accesa una luce viva e vibrante in uno spazio, il teatro, che io vorrei tenere abitato. Ogni giorno il teatro si apre, respira, anche se ancora non può accogliere il pubblico. Come un eremita che tutti i giorni accende una candela nella sua cappella, in cima al monte, isolato, ma il mondo sa che lo farà. Se poi intorno c’è questa comunità, si ha più forza nel farlo».

Giagnoni racconta anche le difficoltà: «sto impazzendo perché mi manca fare il mio mestiere. Ogni giorno cerchiamo soluzioni alternative per il nostro teatro. È però difficile farlo, perché non sappiamo nulla del nostro futuro. Abbiamo idee, ma resta la gabbia del non poter ripartire. Non c’è nessuna prospettiva o normativa che ci dica cosa fare, a che leggi sottostare. Noi artisti siamo stati i primi a dover fermarci, i primi cui è stato impedito svolgere il nostro lavoro, che, per noi, coincide con il nostro senso della vita. Saremo poi gli ultimi a cui sarà consentito tornare al lavoro. È curioso perché siamo stati fondamentali nel riempire queste giornate. Non c’è, però, un pensiero progettuale, considerato che siamo anche aziende, non solo aziende, e abbiamo anche noi conti da far quadrare, dipendenti. Un numero consistente in tutta Italia, una filiera enorme, dagli artisti ai tecnici ai fornitori».

Monica Curino: