Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, non ci sono celebrazioni pubbliche nella ricorrenza del XXV Aprile, che è il giorno dell’insurrezione a Milano e data simbolica della fine della seconda guerra mondiali in Italia (anche se vi furono ancora tafferugli dopo il 25 aprile 1945).
Il 25 aprile, da alcuni anni, Cureggio e Maggiora insieme con Borgomanero, ricordano l’eccidio al Sizzone nei pressi della località Bergallo, nel comune di Cureggio.
Quanto successe è stato descritto dallo storico Alberto Gemelli, cureggese.
Era l’autunno 1944, mancavano sei mesi alla fine della guerra, ma la lotta si era fatta più cruenta e spietata.
La mattina di sabato 4 novembre 1944 Cesare Beccaria, 13 anni, e lo zio Luigi “Luisin”, 38 anni, decidono di andare a pesca al Sizzone.
Arrivati alla Ripaccia, però li attende una macabra sorpresa: dalla fanghiglia spuntano delle dita.
Corrono in paese e danno l’allarme. Appena avvisato, il commissario prefettizio Carlo De Gasperis, accompagnato dalla guardia comunale Giovanni Cometti (Giuvan dlä Popä) e da un tale Carlo Fonio, si precipita sul posto e procede all’esumazione.
In una fossa comune vengono trovati quattro cadaveri, ognuno con un buco di pallottola nella nuca. La notizia si diffonde in un baleno: da Maggiora arriva subito Maria Marucco, che lava e compone i cadaveri. Alle 11 si presenta in municipio Giovanni Mongini, anche lui di Maggiora, il quale in una delle salme riconosce il compaesano Carluccio Sacchi, 20 anni.
Gli altri tre cadaveri vengono portati al cimitero di Cureggio, dove, prima di essere sepolti, vengono fotografati. Questa precauzione, a guerra appena finita, permetterà il riconoscimento di altri due partigiani, Salvatore Narcisi e Luigi Ceresoli.
Del quarto rimane il nome di battaglia, “Amore”. Non si smette però di ricercarne l’identità finché nell’estate 1952 qualcosa si muove: secondo il Distretto militare di Siracusa il cadavere potrebbe essere quello di Carmelo Amore, 24 anni, di Rosolini, in provincia di Siracusa. Il Comune di Cureggio manda le tre foto a Rosolini, dove la vedova Giuseppina Giuca, riconosce il marito e conferma trattarsi di Carmelo Amore.
Tempo prima, il 2 novembre 1944, a Prerro di Pogno, Amore era stato arrestato con Salvatore Narcisi, Luigi Ceresoli ed altri e portato a Borgomanero, al Collegio Don Bosco. Inizialmente destinati alla deportazione in Germania, alla notizia dell’uccisione di due militi tedeschi a Momo scatta la rappresaglia nazista: per due tedeschi morti devono essere giustiziati quattro italiani: Amore, Narcisi, Ceresoli e Sacchi, appena catturato nei boschi del Pragiarolo vicino a Maggiora. Cosi andranno a morire a lato del torrente Sizzone, nella zona del Bergallo di Cureggio.
Nelle foto, si noti la presenza dei compianti Giuseppe Fasola (sindaco di Maggiora) e di Lele Caione presidente Anpi Borgomanero.